Confesercenti lancia l'allarme sul calo vendite nella moda: il caldo anomalo sta rallentando gli acquisiti di capi invernali. Fismo, la federazione dei negozi di abbigliamento della confederazione, ha chiesto lo spostamento dei saldi alla prima settimana di febbraio, in modo da avere più tempo per recuperare le vendite perdute. Oltre al caro-vita, che già restringe il budget delle famiglie, il cambiamento climatico aggiunge un ulteriore elemento di difficoltà ai negozi nella vendita delle collezioni invernali.
La proposta di Fismo Confesercenti -
"Le vendite di capi, calzature e accessori autunno-inverno sono in netto calo in tutti i territori, con punte fino al -20% rispetto allo scorso anno. Bisogna compensarne gli effetti facendo slittare di un mese la data di inizio dei saldi invernali per dare modo alle imprese di recuperare parte dei profitti", ha spiegato Benny Campobasso, Presidente nazionale Fismo Confesercenti.
Secondo l'associazione tale spostamento "dovrebbe diventare una misura strutturale". Le vendite di fine stagione, sia quelle invernali che quelle estive, rappresenterebbero un'occasione di grande interesse economico sia per consumatori che per operatori commerciali solo se svolte nel "giusto momento". Attualmente hanno inizio in periodi troppo precoci rispetto al "fine stagione" reale.
Sempre meno negozi d'abbigliamento -
I dati raccolti da Fismo hanno dimostrato che la mala gestione delle tempistiche dei saldi metterebbe in svantaggio i negozi "di vicinato" rispetto alla grande distribuzione e, soprattutto, alle piattaforme e-commerce. I portali online si avvalgono di maggiori economie di scala, potendo contare su ridotti costi in fatto di personale e di infrastrutture.
"Uno scenario complesso per i negozi di tessile, abbigliamento e calzature che non solo chiudono, ma non aprono nemmeno più", ha concluso Benny Campobasso. Secondo i numeri dell'Osservatorio Confesercenti, nel 2023 si dovrebbero registrare solo 2.167 iscrizioni di nuove attività, -3.349 rispetto a dieci anni fa. A tal proposito, Fismo ha suggerito l'introduzione di un regime fiscale agevolato per i piccoli negozi di vicinato "sotto i 400mila euro l'anno di fatturato".