Da luglio è di nuovo per le strade dell'Iran, con truppe rafforzate. La polizia morale, conosciuta anche come polizia religiosa, è l'arma del regime per il controllo delle donne. Era stata per alcuni mesi "ritirata", come unica concessione ai manifestanti che si erano riversati in massa a protestare dopo la morte di Mahsa Amini, la 22enne aggredita e giustiziata dalla polizia della moralità nel settembre del 2022, perché il suo hijab non le copriva adeguatamente il capo. Una piccola pausa per le pattuglie Irshad, in divisa verde, che sono tornate a ranghi rafforzati a terrorizzare le "malvelate".
L'annuncio del ritorno in strada della polizia morale dopo 10 mesi di "sospensione" delle attività, a seguito delle massicce proteste di piazza per la morte di Mahsa Amini al grido di "donna, vita, libertà", era stato dato a metà luglio dal portavoce del comando di polizia iraniano Saeed Montazer al-Mahdi.
"A bordo di camionette (blindate) e a piedi, in tutto il Paese, gli ufficiali della polizia morale (organo di polizia religiosa inquadrato all'interno della Faraja, la Forza disciplinare della Repubblica Islamica dell'Iran, ndr) avvertiranno prima le donne che non si conformano, mentre quelle che insistono nel violare le norme potrebbero dover affrontare un'azione legale", era stata la comunicazione ufficiale.
Di fatto, tornava la repressione più dura nel Paese. Istituita ufficialmente nel 2005, perché fortemente voluta dall'allora presidente Ahmadinejad e posta prima sotto il controllo del ministero della Cultura che si occupa di proteggere l'etica e i valori iraniani, poi del dicastero degli Interni, la polizia morale opera, infatti, in pattuglie solitamente composte da sei persone, di cui quattro uomini e due donne vestite con il chador, mantello nero che copre tutto il corpo, dalla testa ai piedi. Ed è incaricata di garantire la "sicurezza morale" nella società.
I compiti della polizia morale -
Ufficialmente le Gasht-e Ershad (nome in farsi) sono una unità speciale, che fin dalle prime settimane di mandato dell'attuale presidente Raisi, hanno ricevuto una nuova lista di restrizioni da far rispettare anche attraverso un sistema di video-sorveglianza insieme a un ampio mandato perché siano applicate le norme ispirate alla sharia, fino alle estreme conseguenze come nella vicenda di Mahsa Amini il 16 settembre 2022 e ora di Armita Geravand.
Così i poliziotti in divisa verde possono, per esempio, sì redarguire gli uomini per la barba troppo lunga, ma, in particolare, la loro attenzione si concentra sulle donne, che devono indossare abiti lunghi e dai colori poco appariscenti, e sul corretto uso dello hijab, il velo, che secondo la legge iraniana, basata su un'interpretazione della sharia, deve coprire tutti i capelli. L'hijab è obbligatorio in Iran dal 1979.
Inoltre, la polizia morale, che gira armata, ha anche accesso ai centri di detenzione e a quelli "di rieducazione", dove i detenuti ricevono "lezioni" sull'Islam e sull'importanza dell'hijab.