Università tra crepe e segni di fatiscenza. Quanto sono sicuri i nostri atenei?
Alcuni edifici mostrano segni di umidità, distacchi di intonaco e fragilità varie. Rimane l’annoso problema delle aule affollate. Ma le università rispondono bene sul tema accessibilità
Piovono calcinacci sugli studenti. Se purtroppo è cosa nota che le scuole cadono a pezzi, è preoccupante constatare che qualche segno di cedimento arrivi anche dagli atenei. In circa la metà delle facoltà monitorate da Cittadinanzattiva nel suo ultimo Osservatorio civico sulla sicurezza a scuola - che per la prima volta dedica un focus al mondo accademico - sono stati, infatti, segnalati distacchi di intonaco, presenza di umidità e segni di fatiscenza generalizzata.
I crolli dell'Università di Cagliari
Più in generale, le criticità maggiori si concentrano soprattutto su pareti e soffitti dei corridoi. Mentre le aule e i bagni presentano minori problemi. “Questi fenomeni sono collegati, in gran parte, alla insufficiente o carente manutenzione, che, come sappiamo, non va sottovalutata, pena l’aggravamento di tali situazioni che possono provocare frequentemente il distacco di parti di intonaco o, fenomeni molto più gravi come lo sfondellamento dei solai” specifica Cittadinanzattiva.
In un paio di situazioni si parla addirittura di crepe evidenti sui muri, lasciando intravedere all’orizzonte possibili rischi di crolli: una di queste due, guarda caso, riporta all’Università di Cagliari. Ateneo che proprio un anno fa era stato interessato dal crollo del soffitto nell’aula magna, fortunatamente senza recare danni alle persone perché avvenuto in orari in cui non vi era nessuno all’interno. E, piove sul bagnato, a quanto pare l’anniversario dell’episodio pare essere stato “festeggiato” con un altro crollo in aula, almeno secondo quanto riporta in queste ore l’Unione Sarda.
Lo screening di Cittadinanzattiva
Certo, i dati danno solo un’idea dello stato in cui versano gli atenei italiani. Per ora a essere analizzate sono state solamente 18 sedi universitarie, comunque distribuite in grandi città: Roma “La Sapienza” (compreso il polo pontino), Napoli “Federico II”, “Napoli Parthenope”, le facoltà di Ingegneria, Giurisprudenza e Scienze Politiche di Cagliari, ben 8 dipartimenti della “Alma Mater” di Bologna, il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli. Il che permette di estendere il ragionamento anche a livello nazionale in quanto rappresentano un campione significativo e rappresentativo. Lanciando segnali di allarme, seppur contenuto. Almeno per il momento.
Lo screening di Cittadinanzattiva, sintetizzato nei tratti salienti dal portale Skuola.net, mette in evidenza luci ed ombre su vari aspetti: ad esempio, praticamente ovunque c’è un numero adeguato di uscite di sicurezza, opportunamente segnalate e libere da materiali che ne impediscono l’utilizzo. Proseguendo nell’elenco dei dispositivi a supporto, anche gli estintori sono presenti in tutte le sedi monitorate, ma in alcune non hanno la giusta visibilità. In merito alla piantina con i percorsi di evacuazione, che dovrebbe essere affissa in tutti i corridoi, la situazione è piuttosto variegata: è presente ovunque nella metà delle sedi considerate mentre nelle altre risulta assente in alcuni tratti (se non dappertutto).
Le università tengono botta, ma l'età comincia a farsi sentire
Per quanto riguarda, infine, gli impianti elettrici, altro capitolo sensibile, per quel che è stato osservato sembra difficile potersi imbattersi in fili scoperti, prese divelte o interruttori rotti: solo in due casi è stata rilevata la presenza di alcuni cavi volanti nelle sale dei professori o in alcune aule. Allo stesso modo, le finestre risultano in buono stato quasi ovunque, così come le porte nei bagni. Praticamente un sogno rispetto a quanto si deve rilevare nei nostri edifici scolastici.
Similmente, le porte di sicurezza - con apertura antipanico o comunque con apertura verso l’esterno - ci sono nella maggior parte delle aule studenti. Cosa, invece, necessaria sarebbe la presenza del corrimano sulle scale; peccato che non sia sempre garantita. E poi l’annoso problema del sovraffollamento delle aule che ricorda quello parallelo delle “classi pollaio” dei nostri istituti scolastici. Le aule non sempre sono adeguate al numero degli studenti così come le sedute che, in alcune classi di 7 facoltà non sono neanche in buone condizioni.
Atenei e accessibilità, la strada è quella giusta
Quello che invece, rispetto a tantissime scuole, riesce a gestire meglio la maggior parte dei nostri atenei è il tema dell'accessibilità per gli studenti con disabilità o difficoltà motorie temporanee, ovvero uno dei cardini del diritto allo studio. In quasi tutte le realtà esaminate (17 su 18), ad esempio, i percorsi pensati proprio per chi presenta deficit fisici risultano “praticabili”. L’ingresso in facoltà a livello stradale è consentito in quasi la metà delle sedi (8 su 18).
Più rari da trovare, invece, sono i parcheggi interni riservati ai disabili: 5 strutture su 18, tra quelle monitorate, ne sono sprovviste. E sufficienti attrezzature di superamento delle barriere architettoniche (rampe, scivoli, ecc.): presenti in un terzo dei luoghi ispezionati.
Molto positivo, poi, il fatto che in tutte quante le università censite ci siano degli ascensori funzionanti (fatto non scontato). E che, quasi dappertutto, questi risultino dotati di una cabina abbastanza ampia per permettere il trasporto di una carrozzina e con pulsantiere alla portata di una persona in sedia a rotelle. In 14 sedi su 18 sono presenti dei bagni ad hoc per i disabili.
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