IRRIGAZIONE E INNEVAMENTO

L’importanza dei bacini idrici

Sempre di più sulle montagne italiane si sta ricorrendo a questi invasi, importantissimi in caso di incendi, per l’irrigazione e anche per l’innevamento programmato

di Ronny Mengo

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In Trentino Alto Adige sono circa 120 i bacini idrici sopra i 5000 metri cubi di volume di invaso. Fondamentali per fornire acqua in caso di incendi e per l’irrigazione, mentre 32 di questi sono realizzati specificamente per l’innevamento programmato. 

Sempre più comprensori sciistici sono dotati di strutture di questo tipo. Il riempimento avviene in estate, quando l’acqua non solo è disponibile, ma è abbondante nei corsi superficiali limitrofi, e la neve viene prodotta per l’apertura della stagione invernale, mentre con lo scioglimento primaverile l’acqua torna in circolo in modo naturale. In pratica, quantità e qualità dell’acqua restano le stesse, ciò che cambia artificialmente è il periodo di utilizzo.

Come ha spiegato Alessandro Marzola, Amministratore Delegato Plose Ski: “Lavorando sia d’inverno che d’estate riusciamo a dare un impulso a tutta l’economia locale, e quindi stiamo crescendo, ma in modo anche sostenibile. Vogliamo avere un turismo di qualità".

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Il comprensorio della Plose, sopra a Bressanone, è un esempio di come i bacini idrici non solo non deturpino l’ambiente, ma siano anzi un valore aggiunto per il paesaggio. Come la riserva d’acqua da 63mila metri cubi realizzata in due anni di lavori, con uno scavo di oltre 100mila metri cubi di terreno. Fondamentale per l’agricoltura, l’idroelettrico, le emergenze antincendio e l’apertura programmata della stagione invernale.

Tra le firme del bacino realizzato sotto la montagna della Plose, c’è anche l’ingegnere Borsatto, coinvolta anche nel cuore azzurro di Cortina, un altro invaso dai 96mila metri cubi diventato motivo d’attrazione per la forma particolare. Come ha raccontato proprio Monica Borsatto: “Questa cosa mi è piaciuta molto, non ci avevo neanche fatto caso in fase di progettazione. Ci ho fatto caso dopo, quando abbiamo finito il bacino, che man mano stava diventando un cuore azzurro. È un po’ un segno distintivo del fatto che c’è amore nel fare queste opere per la montagna”.

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