Jo Squillo: Etro, la collezione Uomo Primavera/Estate 2024
In che modo un libro che raccoglie rappresentazioni anonime di allegorie, trovato per puro caso in una vecchia libreria della città di Messina, si rapporta al momento presente, e alla moda in particolare? Durante una visita nella sua città natale, Marco De Vincenzo si è imbattuto all’improvviso in una copia dell’Iconologia di Cesare Ripa: un repertorio seicentesco ricco di immagini allegoriche raffiguranti virtù, qualità, vizi. L’incontro ha innescato un viaggio tra arcani esoterici e rappresentazioni cariche di significati nascosti.
Un percorso che ha avuto origine nel passato ma che rapidamente ha portato al presente. Solo ad uno sguardo superficiale le allegorie sembrano infatti reliquie di un altro tempo.
Se le allegorie usano la figurazione per esprimere concetti, cosa sono meme, GIF e persino tiktok se non modi per consentire alle immagini di dire qualcos’altro o semplicemente comunicare pensieri in modi non verbali? E l’atto stesso di mettere insieme un outfit non è anch’esso un’azione allegorica che carica la creazione di immagini di poteri comunicativi? La nuova collezione Etro nasce da questo pensiero intuitivo, volutamente non scientifico. È intrisa sia di agio che di sacralità, condensati in forme fluide che toccano appena il corpo e motivi ritmici che brulicano dappertutto, mescolati o abbinati. Blazer generosi, bermuda, tute, maglioni, magliette da calcio si mescolano a lunghi cardigan e spesse coperte che si trasformano in cappotti. Immagini allegoriche di Augurio Buono, Bellezza, Eternità, Lussuria, Tenacità spuntano qua e là, tra i tocchi glitterati, come stampe o jacquard. Solennità e giocosità guadagnano la ribalta, suggellate dagli accessori: wallabees ipervulcanizzate, scarpe da bambolotto dalla punta squadrata, borse intarsiate. Allegoria, in definitiva, come simbolismo, ma anche come trattazione figurativa di un soggetto sotto le sembianze di un altro, quel che è appunto la moda, giorno per giorno: rappresentazione.