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Fenomeno Plogging: il Campionato Mondiale arriva alla terza edizione

A Genova la corsa ha incontrato la raccolta dei rifiuti: accumulati circa 3mila kg di oggetti abbandonati nel Parco delle Mura

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Correre su un tracciato impegnativo e allo stesso tempo raccogliere i rifiuti che si trovano lungo il percorso. È il Plogging, una disciplina nata in Scandinavia, che in pochi anni si è diffusa nel resto del globo.

La dimostrazione è la terza edizione del campionato del mondo, che si è disputata a Genova, con atleti provenienti da 16 nazioni. In questo caso i concorrenti hanno corso all’interno del Parco delle Mura. Un paesaggio suggestivo, a poche centinaia di metri dal mare.

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La classifica finale viene determinata da un algoritmo, che prende in considerazione tre differenti parametri: la distanza percorsa, il dislivello positivo, la quantità e la qualità dei rifiuti raccolti e convertiti in potenziale CO2 risparmiata. Tra gli uomini vittoria dello spagnolo Manuel Jesùs Ortega Garcia, mentre nella categoria femminile è salita sul podio la toscana Elena Canuto, che aveva già vinto il titolo nella prima edizione.

Come ha spiegato Roberto Cavallo, Direttore di Gara del World Plogging Championship: “Ciò che spinge i partecipanti a scegliere il Plogging è ovviamente lo spirito di gara, ma è uno spirito che va oltre la pura competizione. È la voglia di lasciare un segno positivo, di lasciare un pezzo di mondo migliore di come l’hanno trovato. Atleti che hanno anche collaborato tra loro, si sono dati una mano a trasportare i rifiuti. Questo è il vero spirito del Plogging, che trascende ogni differenza. Una nuova disciplina per un futuro migliore".

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Il valore sociale e ambientale di questa manifestazione è sottolineato da quanto hanno raccolto i concorrenti. Si tratta di circa 3mila kg di rifiuti abbandonati, di cui oltre 2mila sono stati differenziati e avviati al riciclo. Il che significa aver diminuito l’impatto sull’atmosfera di quasi 6 milioni di grammi di CO2, grazie alla corretta separazione e al riciclo dei rifiuti raccolti. In pratica le emissioni equivalenti di circa 60mila chilometri percorsi da un’auto, o di cinquanta voli aerei Milano-Roma. Numeri ancora più notevoli se si pensa che in media sono stati raccolti 2,2 kg per ogni chilometro percorso.

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