Domenico Livrieri, l'uomo in carcere a Milano per l'omicidio, l'occultamento e il vilipendio del cadavere di Marta Di Nardo, avrebbe dovuto stare in una Rems (residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza), ma il ricovero non è stato "mai eseguito" "per mancanza di disponibilità" dei posti e "nonostante i ripetuti solleciti del pm alle autorità di competenza". È quanto scrive il gip di Milano, Alessandra Di Fazio, nell'ordinanza di convalida del fermo e che dispone la custodia cautelare in carcere del 46enne. Livrieri ha infatti due precedenti per violenza sessuale e sequestro di persona. L'uomo ha tenuto il cadavere della vicina sotto il letto per una settimana: "E' colpa della mia famiglia che non mi aiuta".
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Omicidio di Milano, fermo convalidato per il killer di Marta Di Nardo -
Per il gip sussistono gravi indizi di colpevolezza - l'uomo ha ammesso di aver commesso l'omicidio a metà mattina del 4 ottobre colpendo Di Nardo con una coltellata alla gola - e le esigenze cautelari in relazione al pericolo di reiterazione del reato e di fuga dato che Livrieri avrebbe 'verosimilmente' tentato il 16 ottobre di lasciare l'Italia facendosi portare in taxi a Malpensa. Tentativo non riuscito - si legge nell'ordinanza di 10 pagine che accoglie le richieste del pubblico ministero Leonardo Lesti - per assenza di mezzi economici.
Il cadavere di Marta Di Nardo sotto il letto per una settimana -
Domenico Livrieri - secondo quanto scrive il gip nell'ordinanza - avrebbe nascosto il cadavere della vicina "sotto il letto per circa una settimana, preoccupandosi prima di ripulire tutto" e solo in seguito avrebbe deciso di "tagliarla a metà con lo stesso coltello utilizzato per ucciderla. E dopo aver avvolto ciascun pezzo all'interno di due coperte" avrebbe nascosto tutto nella botola-soppalco sopra la cucina di casa "sperando di non essere scoperto".
Il 46enne ha anche raccontato che la sorella gli avrebbe fatto "visita" in casa durante i 16 giorni di scomparsa della donna e chiesto come mai ci fosse nell'appartamento un "pessimo odore". Lui si sarebbe giustificato dicendo che "si trattava di carne andata a male". Infine si è detto "dispiaciuto" per l'omicidio della vicina di casa con la quale "avevo un buon rapporto" e "sollevato che finalmente lo avessero portato in carcere".
La confessione: "Ho uccisa, ma è colpa della mia famiglia" -
"Preferisco non ricordare", ma "vorrei solo dire che mi dispiace, che non è stata colpa mia, ma dei miei famigliari che non mi aiutavano. Preso dal panico ho nascosto il corpo sopra nella botola in cucina dopo averla tagliata con un coltello da cucina lungo 50 centimetri che si trova ancora presso la mia abitazione in cucina sul mobiletto nero, ha lama liscia e manico giallo", ha aggiunto Livrieri durante l'interrogatorio di convalida del fermo per l'omicidio volontario, l'occultamento e la mutilazione del cadavere della 60enne.
L'uomo, che soffre di disturbi psichiatrici, ha ammesso di averla "uccisa colpendola al collo con un coltello" - come aveva già detto ai carabinieri che nella notte fra venerdì e sabato lo hanno portato in carcere a San Vittore - e di averlo fatto "per prenderle in bancomat" e "poter prelevare tutti i mesi".
Nell'ordinanza del gip si legge come dopo l'omicidio - avvenuto a "mezza mattina" del 4 ottobre - Livrieri abbia prelevato circa 170 euro da una delle carte della vittima dopo aver trovato i "codici di accesso" in casa di lei. "Non ho raccontato a nessuno di quello che è successo - ha aggiunto. - Non so perché i giorni successivi mi recavo a casa sua dove mangiavo. Le chiavi di casa di lei le ho buttate vicino alla Stazione Centrale di Milano, ma non ricordo quando".
Killer di Milano, i precedenti a carico -
Livrieri ha due precedenti per violenza sessuale e sequestro di persona. Per quest'ultimo è stato condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione il 17 maggio 2023 dal gup di Milano con rito abbreviato. Nel corso delle indagini che lo riguardano è stato prima messo in carcere (5 luglio 2021), poi sottoposto a libertà vigilata (dal 22 settembre 2021), misura infine sostituita dal collocamento in una Rems, le strutture sanitarie per gli autori di reato affetti da disturbi mentali e socialmente pericolosi, a partire dal 31 marzo 2022.
Due diverse consulenze psichiatriche - delle quali una disposta dalla Procura di Milano - hanno diagnosticato il "vizio parziale di mente" e sottolineato la pericolosità sociale, prescrivendo la necessità di intraprendere un "inserimento in una comunità protetta psichiatrica per il trattamento terapeutico riabilitativo del disturbo dello spettro della schizofrenia e altri disturbi psicotici". La seconda perizia ha diagnosticato la "semi infermità" per la "permanenza di un quadro di elevato rischio psicopatologico di ricaduta clinico comportamentale" nei termini di "una permanente pericolosità sociale".
Il legale dell'uomo ha depositato le relazioni del responsabile del dipartimento di salute mentale dell'ospedale Niguarda di Milano dell'ottobre 2022 nelle quali si attesta che Livrieri, mentre si trovava "in libertà vigilata", frequentava "in maniera discontinua il Cps (Centro psico-sociale)" e "non rispondeva alle terapie farmacologiche". Il parere sottolinea, inoltre, che "non esistono terapie specifiche per il disturbo di personalità" dal quale "è affetto".
Per il gip, che ha deciso che il 46enne sia seguito dai "servizi psichiatrici" del carcere, in attesa che il pm Leonardo Lesti disponga una nuova perizia, "l'unica soluzione sarebbe stata il ricovero in Rems" ad oggi "mai eseguito".