I “super-diplomati” degli ITS Academy: quasi tutti trovano subito lavoro. Ma le ragazze restano ai margini
Siamo davanti alla soluzione per la disoccupazione giovanile? I dati del sistema ITS, per le aree di loro competenza, dicono di sì: l’86,5% dei diplomati dopo un anno trova lavoro. In alcuni ambiti si sfiora o addirittura si supera il 90%. Ma la “platea” è ancora scarsa: solo in 25mila sono attualmente iscritti a un percorso ITS Academy; quasi tutti maschi
Cambia il nome ma non la sostanza. Nel passaggio di denominazione da Istituti Tecnici Superiori a Istituti Tecnologici Superiori - o ITS Academy - i percorsi post diploma di alta specializzazione tecnica confermano la loro efficacia in termini occupazionali. Dopo soli due anni di formazione a braccetto con il mondo del lavoro, ben l’86,5% dei diplomati trova lavoro entro un anno dal conseguimento del titolo.
Occupazione in crescita per i tecnici specializzati
A rivelarlo è l’ultimo monitoraggio su questo mondo, effettuato come sempre da INDIRE e Ministero dell’Istruzione e del Merito analizzando i risultati dei diplomati ITS del 2022. E in netta crescita rispetto agli anni precedenti, quando si attestava attorno a un pur significativo 80%, come fa notare il portale Skuola.net commentando il rapporto.
Inoltre, c’è da considerare che il restante 13,5%, solo apparentemente, rimane totalmente a bocca asciutta. Perché solo poco più della metà di loro - circa 6 su 10 - si sono messi alla ricerca di un lavoro, rimanendo delusi. Tutti gli altri - il 5,5% dei diplomati complessivi, il 40% di quelli inoccupati - hanno proseguito nella loro formazione per prendere il diploma ulteriormente professionalizzanti. E, in ogni caso, quello sulla disoccupazione è un dato dimezzato rispetto a dodici mesi fa.
Quasi sempre il lavoro è coerente con gli studi
Ma il passaggio forse più interessante del monitoraggio è un altro: chi esce dagli ITS è quasi certo che molto presto troverà un’occupazione coerente con quanto appresso durante il periodo di formazione. Infatti sempre a un anno dal diploma, sono il 93,6% quelli che sono riusciti a inserirsi in un settore in cui poter sfruttare quanto appreso. Un trend che, peraltro, nel 2023 ha toccato il suo picco massimo. Partendo comunque da basi solide: i primi diplomati - usciti dal sistema ITS nel 2015 - registrarono già un tasso di coerenza dell’86,4% e, da lì, tranni rari momenti di flessione, si è andati sempre in crescita.
Ci sono, poi, delle specializzazioni che se possibile fanno ancora meglio. Delle dieci aree in cui si articola l’ITS Academy - cinque delle quali accorpate nella macro-area delle Nuove tecnologie per il Made in Italy - quella con le performance migliori è il Sistema Meccanica, con un tasso di occupazione (a un anno del diploma) del 92,4%. A seguire troviamo i percorsi per la Mobilità Sostenibile (89,9%) e quelli per l’Efficienza Energetica (88,5%). Subito sotto ci sono il Sistema Casa (87,2%) e le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (87,1%). In linea con l’occupazione media è il segmento Tecnologie innovative per i Beni e le Attività Culturali - Turismo (86,4%). Fanno leggermente più fatica il Sistema Moda (81,5%), i Servizi alle imprese (80,9%), il Sistema Agro-Alimentare (79,3%). Il risultato, per così dire, meno lusinghiero, è quello delle Nuove tecnologie per la vita: 78,5% di occupati a un anno dal titolo.
Si tratta di numeri, fa notare Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net, che “pongono gli ITS Academy addirittura un gradino sopra le lauree in termini di efficacia occupazionale ad un anno dal conseguimento del titolo, visto che un titolo accademico viaggia mediamente intorno al 75%. Un paragone che chiaramente va fatto tenendo conto anche della differenza dimensionale: per dare un termine di paragone in ordini di grandezza, il sistema universitario oggi vede quasi 2 milioni di immatricolati contro i 25 mila corsisti ITS tra primo e secondo anno”.
Un settore che pian piano sta facendo breccia
A ogni modo gli Istituti Tecnologici Superiori stanno crescendo, sostenuti anche dagli investimenti previsti nel PNRR. Partiti un po’ in sordina nel 2013 - i primi iscritti furono poco più di 1.500 - a giugno 2023 sul sito INDIRE gli iscritti complessivi erano arrivati a quota 25.849 distribuiti su 146 ITS Academy. L’obiettivo entro pochi anni è arrivare a raddoppiarli.
“I dati dell’ultimo monitoraggio sugli ITS Academy condotto da INDIRE - ha dichiarato il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara - confermano l’alta qualità e l’efficacia di questo segmento formativo. I numeri delle performance occupazionali evidenziano che l’offerta formativa degli ITS Academy, a ciclo breve e basata sostanzialmente su un’organizzazione flessibile e una didattica esperienziale, può dare opportunità per un rapido sbocco nel mondo del lavoro ed è in grado di intercettare i crescenti fabbisogni di elevate competenze tecniche espressi dalla domanda delle aziende”.
Scarsa conoscenza degli ITS e differenze di genere rovinano la festa
Tuttavia ci sono alcuni ostacoli da affrontare. Il primo è paradossalmente legato a quella che in marketing si chiamerebbe “brand awareness”, la riconoscibilità del marchio. Sempre il direttore di Skuola.net fa notare che “ sono ancora numerosi gli studenti e le famiglie che non conoscono gli Istituti Tecnologici o che confondono l’acronimo ITS con ITIS, che indica invece gli istituti tecnici industriali e quindi un segmento formativo di livello inferiore. Infatti qui si sta parlando di una formazione che a livello di quadro europeo delle competenze si pone al livello 5, ovvero un gradino sopra il diploma di scuole superiori e uno sotto la laurea triennale. Senza contare il preconcetto culturale tale per cui solo 1 studente delle superiori su 5, secondo i dati che abbiamo raccolto, è intenzionato a svolgere un mestiere tecnico-pratico”.
E poi c’è da risolvere il vero grande problema dell’istruzione e della formazione tecnico-professionale: il profondo gender gap che ancora porta tantissime ragazze a tenersi a debita distanza dal sistema ITS. Storicamente ben 3 iscritti su 4 sono maschi. Anche gli ultimi dati ci dicono di appena il 26,7% di femmine. Un rapporto di forze che, peraltro, non sembra volersi ribilanciare nel corso del tempo perché è rimasto pressoché costante nel corso degli ultimi anni.
SU TGCOM24