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Striscia di Gaza, la storia di un territorio conteso da oltre 70 anni

Sono solo 360 km quadrati affacciati sul Mediterraneo, ma questo lembo di terra causa conflitti sanguinosi dal 1948

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La striscia di Gaza è una zona costiera del territorio palestinese che confina con Israele ed Egitto vicino alla città di Gaza. Ha una superficie di 360 km quadrati e una popolazione di quasi due milioni persone, la maggior parte dei quali rifugiati palestinesi. La striscia è stata rivendicata dai palestinesi nel 1994, insieme alla Cisgiordania e a Gerusalemme Est, come parte dello Stato di Palestina nella regione storica della Palestina. Tuttavia, solo dopo il ritiro di Israele da Gaza nel 2005, la striscia è passata sotto il controllo dell'Autorità Nazionale Palestinese. Dal 2007, la striscia è governata da Hamas, che ha vinto le elezioni legislative del 2006 e ha sconfitto al Fatah nella battaglia di Gaza del 2007. 

Le Nazioni Unite, le organizzazioni per i diritti umani e la maggior parte dei governi e dei giuristi ritengono che la striscia sia ancora occupata da Israele, che impone un blocco sulla striscia insieme all'Egitto. Israele controlla anche lo spazio aereo e marittimo della striscia, sei dei sette valichi di frontiera e il flusso di persone e merci dentro e fuori dalla striscia. La striscia di Gaza è quindi al centro del conflitto tra Israele e i palestinesi, e di frequenti guerre tra Israele e Gaza scoppiate negli ultimi anni (2008, 2014, 2023). Dal 2012 l'Onu riconosce la Striscia come parte dello Stato di Palestina, una entità statale semi-autonoma, formalmente guidata dall'Autorità Palestinese, ma di fatto da Hamas.

La questione palestinese e dove si trova la Palestina  La Striscia di Gaza è una regione contesa che non gode di uno status internazionale definito, ma che è rivendicata dall'Autorità Palestinese come parte integrante dei Territori palestinesi. Nel 2006, Hamas ha vinto le elezioni legislative palestinesi e ha ottenuto la maggioranza parlamentare. Dopo un conflitto armato con al Fatah nel 2007, Hamas ha preso il controllo effettivo della Striscia di Gaza. L'Egitto ha amministrato la Striscia di Gaza dal 1948 al 1967, e attualmente gestisce il confine meridionale tra il deserto del Sinai e la Striscia di Gaza, separato da una zona cuscinetto chiamata Philadelphi Route. Israele ha occupato la Striscia di Gaza dal 1967 al 2005, quando si è ritirato unilateralmente. Tuttavia, in base agli accordi di Oslo stipulati tra Israele e l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina, Israele mantiene il controllo militare dello spazio aereo, del confine terrestre (mediante una barriera di sicurezza) e delle acque territoriali della Striscia di Gaza, oltre al suo confine, mentre l'altro è sotto la responsabilità dell'Egitto.

1517-1948 - Dominazione ottomana e britannica 

Nel XVI secolo, Gaza è caduta sotto il controllo dell'Impero ottomano, che l'ha mantenuta fino al XX secolo. Dopo la fine della Prima guerra mondiale, Gaza è entrata a far parte del Mandato britannico della Palestina, istituito dalla Società delle Nazioni. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, il piano di ripartizione delle Nazioni Unite del 1947 prevedeva che Gaza facesse parte di un nuovo Stato arabo. Tuttavia, il ritiro britannico dalla Palestina nel 1948 ha coinciso con la proclamazione dello Stato di Israele.

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1948-1967 - Occupazione egiziana

Dopo la fine del Mandato britannico della Palestina, la guerra tra arabi e israeliani del 1947-1948 e la proclamazione dello Stato di Israele (maggio 1948), la striscia di Gaza rimase separata dal resto della Palestina, sotto l'amministrazione egiziana. Lo stesso accadde per la Cisgiordania, che passò sotto il controllo della Giordania.


La Striscia di Gaza fu quindi definita dagli accordi di armistizio del 1949 tra Egitto e Israele. L'Egitto la governò dal 1949 (tranne quattro mesi di occupazione israeliana durante la Crisi di Suez del 1956) fino al 1967, senza mai annetterla ufficialmente e con un regime di amministrazione militare. Ai palestinesi rifugiati non fu mai concessa la cittadinanza egiziana.

1967-1994 - Occupazione israeliana

La Striscia di Gaza è stata conquistata da Israele nel 1967, durante il conflitto noto come Guerra dei sei giorni. Israele ha mantenuto il controllo militare della zona per 27 anni, fino al 1994. In questo lasso di tempo, Israele ha costruito 21 colonie nella Striscia di Gaza, occupando circa il 20% della superficie totale. Una di queste colonie era Gush Katif, situata nella parte sud-occidentale della Striscia, vicino alla città di Rafah e al confine con l'Egitto. L'amministrazione militare israeliana si occupava anche della gestione delle infrastrutture civili e dei servizi pubblici.

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1994-2007 - Controllo dell'ANP

Nel 1994, dopo aver firmato gli accordi di pace tra Israele e Palestina, noti come accordi di Oslo, si è avviato un processo di trasferimento graduale di alcune competenze amministrative ai palestinesi. La maggior parte della Striscia di Gaza (esclusi i blocchi di insediamenti e le aree militari) è passata sotto il controllo dell'Autorità Nazionale Palestinese. Le forze israeliane si sono ritirate dalle città, tra cui Gaza, lasciando la gestione all'ente palestinese. Tuttavia, Israele ha mantenuto il controllo su molti aspetti, come lo spazio aereo, le acque territoriali, l'immigrazione, il commercio e il sistema fiscale.


L'Autorità palestinese, presieduta da Yasser Arafat, ha stabilito la sua sede principale a Gaza. Nel 1995, Israele e l'Olp hanno siglato un altro accordo di pace che ha ampliato le competenze dell'Autorità palestinese a gran parte delle città della Cisgiordania. Nel 1996 si sono svolte le prime elezioni, sia presidenziali sia legislative, che hanno confermato Arafat e il suo partito Fatah. L'amministrazione pubblica della Striscia di Gaza e della Cisgiordania guidata da Arafat ha affrontato problemi di malgoverno.

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2005 - Il ritiro israeliano

Nel 2005, il governo israeliano decise di ritirare i propri cittadini e le proprie strutture dalla Striscia di Gaza e da alcune zone della Cisgiordania, in un piano chiamato "disimpegno unilaterale israeliano". Dal 15 agosto, l'esercito israeliano avviò l'operazione "Mano tesa ai fratelli", con lo scopo di evacuare pacificamente i coloni che vivevano in quelle aree. I militari visitarono ogni abitazione, cercando di persuadere i coloni a lasciare volontariamente. Il governo israeliano fissò la scadenza per il 14 agosto a mezzanotte, dopo la quale i coloni sarebbero stati considerati fuorilegge. Tuttavia, il governo concesse altri due giorni di tempo, durante i quali le forze dell'ordine israeliane circondarono gradualmente le colonie con 40.000 uomini. I coloni che se ne andarono entro il 16 agosto a mezzanotte, poterono usare i propri mezzi di trasporto e ricevere un risarcimento dal governo.

Dopo il periodo di grazia di due giorni, a partire dalla mezzanotte del 17 agosto si è proceduto all'evacuazione coatta: i militari hanno avuto il permesso di impacchettare e trasportare in container gli oggetti e i mobili lasciati nelle abitazioni. I coloni rimasti sono stati allontanati con la forza dai loro insediamenti. A Nevé Dekalim, la colonia più grande della zona, si sono registrati gli scontri più duri. Qui abitavano oltre 2.600 persone.


L'operazione di sgombero della Striscia si è conclusa il 22 agosto, con lo spostamento delle ultime famiglie della colonia di Netzarim. I soldati coinvolti nell'evacuazione sono stati spostati in Cisgiordania, dove sono stati evacuati i coloni di Hamesh e Sa-Nur. L'11 settembre, con una cerimonia molto semplice tenutasi presso i resti della colonia di Nevé Dekalim, i comandanti militari di Israele hanno ammainato la loro bandiera a Gaza. Verso sera, lunghe file di veicoli con gli ultimi militari israeliani hanno lasciato la Striscia.


Il 12 settembre 2005 l'intero territorio della Striscia di Gaza è passato sotto il controllo palestinese, e gli abitanti hanno potuto accedere alle aree che prima erano interdette. Alcuni palestinesi hanno dato alle fiamme le sinagoghe abbandonate e altre infrastrutture (del valore di circa 10 milioni di dollari), tra cui alcune serre per coltivazioni.

2006-2007 - Il conflitto Fatah-Hamas

Nel 2005, il partito di al Fatah vinse le elezioni presidenziali e assunse il governo ufficiale dei territori palestinesi, compresa la striscia di Gaza. Tuttavia, nel 2006, si tennero nuove elezioni legislative dell'Anp, che videro la vittoria di Hamas, il movimento islamista rivale di al Fatah. Hamas ottenne il 44% dei voti validi, contro il 41% di al Fatah, ma la distribuzione dei consensi era molto diversa tra la Cisgiordania e la striscia di Gaza. Hamas aveva il suo principale bacino elettorale nella striscia di Gaza, mentre al Fatah era più forte in Cisgiordania. Questa situazione creò le condizioni per un conflitto tra i due partiti per il controllo dei due territori. Il presidente Abu Mazen nominò un governo guidato da Hamas, ma al Fatah si rifiutò di entrarvi. Inoltre, l'Unione europea e gli Stati Uniti, che consideravano Hamas un'organizzazione terroristica, sospesero i loro aiuti ai palestinesi.


Nel giugno del 2007 si verificò una grave crisi tra Hamas e al Fatah, il partito del presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese, che non riconosceva la legittimità del governo formato da Hamas. La situazione degenerò in violenti combattimenti tra le due fazioni, che causarono oltre cento vittime. Il 14 giugno 2007 Hamas, con una rapida e sanguinosa offensiva, prese il controllo della sede dell'Anp e di tutta la Striscia di Gaza, eliminando o cacciando i membri di al Fatah, con il territorio sotto il dominio militare delle Brigate Ezzedin al-Qassam.

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2007-oggi - Controllo di Hamas

Dopo la vittoria di Hamas alle elezioni del 2006, Israele intensificò le sue azioni militari contro la Striscia di Gaza, imponendo un embargo e conducendo operazioni di attacco e uccisione selettiva di leader palestinesi considerati una minaccia per la sua sicurezza. Queste azioni provocarono centinaia di vittime civili nella Striscia, mentre Hamas rispondeva con il lancio di razzi e colpi di mortaio contro obiettivi e città israeliane.

Nel marzo 2008, Israele invase la Striscia con forze terrestri e aeree nell'operazione Inverno caldo. Nel giugno 2008, con la mediazione dell'Egitto, Hamas accettò una tregua di sei mesi in cambio della promessa di Israele di ridurre il blocco. Tuttavia, Hamas denunciò che Israele non rispettava l'accordo, permettendo solo il passaggio di una piccola parte degli aiuti umanitari previsti, peggiorando la situazione di una popolazione che dipendeva da essi.


Il 4 novembre, un'operazione militare israeliana nel territorio di Gaza ha provocato la morte di 6 combattenti di Hamas, fatto che i palestinesi hanno considerato una grave violazione della tregua. A metà dicembre Hamas, tramite il primo ministro del suo Governo a Gaza, ha affermato: "Non ci sarà alcuna proroga della tregua senza un allentamento dell'assedio". Di fronte a una sempre più critica situazione umanitaria interna, e con l'intento di poter negoziare con Israele da una posizione di forza, Hamas ha ripreso le ostilità il 19 dicembre con lanci di razzi dalla Striscia, richiamando l'attenzione internazionale sulla condizione della regione.

Il 27 dicembre 2008, il governo israeliano ha avviato l'operazione Piombo fuso, una campagna militare contro la Striscia di Gaza, perché Hamas lanciava razzi artigianali Qassam verso il territorio israeliano. Israele sosteneva di voler difendere la sicurezza delle sue zone minacciate e di mirare solo a obiettivi militari, ma Hamas accusava Israele di usare la forza in modo sproporzionato e di colpire anche civili innocenti. La situazione dei palestinesi nella Striscia era molto difficile, a causa della mancanza di rifugi, della densità di popolazione e del blocco imposto da Israele. Secondo le fonti palestinesi e dell'Onu, gli attacchi israeliani hanno provocato circa 1.380 morti e 5.380 feriti tra i palestinesi, in gran parte civili e bambini. Secondo le fonti israeliane, invece, i morti sarebbero stati circa 1.100/1.200, di cui due terzi combattenti di Hamas. Il 3 gennaio 2009, le forze israeliane hanno iniziato l'offensiva di terra, entrando nella città di Gaza il 12 gennaio 2009. Il primo ministro israeliano Ehud Olmert aveva avvertito Hamas che avrebbe affrontato un "pugno di ferro" se non avesse cessato le ostilità. Il conflitto ha interrotto il già fragile processo di pace nella regione. La comunità internazionale ha cercato di favorire una soluzione diplomatica al conflitto.

Nel 2009 l'Unione europea ha chiesto a Israele di ritirare le sue forze militari e di aprire i confini per far entrare gli aiuti umanitari. Dopo il ritiro, Gaza è stata governata da Hamas e dal suo braccio armato, le Brigate Ezzedin al-Qassam.


Nel 2014 Hamas e Fatah hanno raggiunto un accordo per tenere elezioni in tutti i territori dell'ANP, ma queste sono state poi posticipate. E arriviamo al 2023: il 7 ottobre Hamas ha lanciato una nuova offensiva contro Israele, chiamata "Operazione alluvione Al-Aqsa", che ha coinvolto anche il territorio israeliano, provocando oltre 1.200 morti tra il popolo ebraico.

Come è nata la questione palestinese e chi vive nella Striscia  La questione palestinese ha origine dalla fine della prima guerra mondiale, quando il territorio della Palestina, che faceva parte dell'Impero Ottomano, fu assegnato al Regno Unito come mandato dalla Società delle Nazioni. Il Regno Unito favorì l'immigrazione ebraica nella regione, in base alla Dichiarazione Balfour del 1917, che prometteva la creazione di una "patria nazionale" per gli ebrei in Palestina. Questo provocò tensioni e conflitti tra gli arabi palestinesi, che costituivano la maggioranza della popolazione, e gli ebrei, che aumentavano in numero e potere. Nel 1947, le Nazioni Unite proposero un piano di partizione della Palestina in due stati, uno arabo e uno ebraico, con Gerusalemme sotto controllo internazionale. Gli ebrei accettarono il piano, ma gli arabi lo rifiutarono. Nel 1948, il Regno Unito si ritirò dalla Palestina e gli ebrei proclamarono lo Stato di Israele. Gli stati arabi vicini invasero Israele per sostenere i palestinesi, ma furono sconfitti. La guerra del 1948 portò alla creazione di Israele, ma anche alla perdita di gran parte del territorio palestinese e alla nascita del problema dei rifugiati palestinesi.

Perché la guerra tra Israele e Gaza  La guerra tra Israele e Gaza è una delle più lunghe e complesse del Medio Oriente. Le sue origini risalgono al conflitto tra ebrei e arabi per il controllo della Palestina, che si è acuito dopo la creazione dello Stato di Israele nel 1948. Da allora, Gaza è stata occupata da Israele, poi restituita all'Egitto, poi conquistata dal movimento islamista Hamas nel 2007. Hamas non riconosce l'esistenza di Israele e ha lanciato migliaia di razzi contro il suo territorio, provocando la reazione militare israeliana. Il conflitto si è intensificato nel maggio 2021, dopo che Israele ha bloccato l'accesso alla moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme, luogo sacro per i musulmani, scatenando la protesta dei palestinesi. La guerra tra Israele e Gaza ha causato migliaia di morti e feriti, soprattutto tra i civili, e ha aggravato la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza, dove vivono quasi due milioni di abitanti in condizioni di povertà e isolamento.

A quale stato appartiene la Striscia di Gaza e perché è importante?   La striscia di Gaza è una piccola area costiera situata tra Israele ed Egitto, abitata da circa due milioni di palestinesi. Non appartiene a nessuno stato, ma è controllata dal movimento islamista Hamas, considerato un'organizzazione terroristica da Israele e da molti paesi occidentali. La striscia di Gaza è importante perché è uno dei principali teatri del conflitto israelo-palestinese, che dura da decenni e che ha causato migliaia di morti e feriti. La situazione umanitaria nella striscia è molto critica, a causa del blocco imposto da Israele e dell'isolamento politico ed economico di Hamas.

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