"Non continuate a fare ombra sulla mia famiglia, voglio sapere cosa è successo a mia figlia quel giorno". A "Pomeriggio Cinque" parla Katherine Alvarez, la mamma della piccola Kata, la bambina di 5 anni scomparsa il 10 giugno a Firenze. Proprio nella mattinata di mercoledì 18 ottobre lo squadrone cacciatori dei carabinieri è arrivato all'ex Astor, l'hotel dismesso di via Maragliano, alla periferia di Firenze, per cercare nuovi possibili elementi sulla bambina sparita nel nullo. Lo speciale reparto dell'Arma, solitamente impegnato in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata, svolgerà un'attività di ricerca in tutto lo stabile.
Per la mamma di Kata, però, bisogna continuare a cercare fuori dall'ex hotel Astor: "Quelli che erano lì sanno qualcosa - ha detto nello studio del programma condotto da Myrta Merlino -. Mia figlia non può sparire nel nulla, erano le tre di pomeriggio, era giorno. Credo però che bisogna cercare fuori da quel posto perché ormai Kata non è più lì. Io ho fatto sapere agli inquirenti quali sono i miei sospetti e ho dato loro gli strumenti per andare a seguire un'altra pista".
Kathrine pensa che le ombre sulla sua famiglia abbiano portato a fare confusioni nelle indagini. Miguel Angel Chicllo Romero, padre della bambina, è stato arrestato nuovamente in esecuzione di una misura cautelare della Corte di Appello di Firenze, che ha sostituito la precedente misura dell'obbligo di firma a cui l'uomo doveva sottostare da quando, nel giugno scorso, aveva ottenuto la scarcerazione. "Ho avuto il dubbio su tutti all'inizio, anche su mio fratello - ha detto la mamma di Kata -, però dopo vedendo la situazione abbiamo pensato ad altre persone. Le abbiamo subito segnalate agli inquirenti ma le cose che abbiamo detto loro non sono state abbastanza seguite. La prima persona che abbiamo denunciato è quella con cui abbiamo litigato".
Alvarez non ritiene che il ritardo nella denuncia abbia influito nelle ricerche: "Anche quando ho chiamato la polizia non è arrivata subito - ha detto -, volevano che fossi io ad andare da loro. E quando sono andata lì mi hanno fatto perdere perché anche loro non credevano a quello che dicevo. Mi chiedevano: e ora che si fa? Proprio nel fare la denuncia ho perso più tempo, avrei potuto cercare direttamente mia figlia".