Nel panorama del retrogaming capita spesso di imbattersi in eroi dei vecchi videogame ormai scomparsi praticamente nel nulla, come già successo su queste pagine con personaggi come Zool o James Pond. Alla lista non può mancare un avventuroso esploratore di antiche rovine: Rick Dangerous, una saga nata dalle menti di chi, qualche anno più tardi, avrebbe dato i natali a una certa Lara Croft e alla serie di Tomb Raider.
Era il 1989: Core Design risultava tra i team più promettenti operanti sui PC dell’epoca. Il gioco di punta dello studio britannico portava il nome di Rick Dangerous e aveva come protagonista un esploratore il cui abbigliamento era decisamente ispirato a un certo Indiana Jones (compresa la fedora ben piazzata sulla testa).
© Ufficio stampa
Questo saltellante archeologo e avventuriero deve sopravvivere all’esplorazione di quattro ampi livelli, a loro volta suddivisi in diverse sezioni piene zeppe di nemici e immancabili trappole. Si parte da un classico tempio sudamericano (con tanto di enormi sfere di pietra rotolanti) per poi passare all'esplorazione di una piramide egizia. L’itinerario termina con una pericolosa spedizione in un castello occupato dai nazisti (tanto per collegarsi ulteriormente alle avventure di Indiana Jones) e infine con una rocambolesca missione all’interno di una base segreta nel bel mezzo di Londra.
La particolarità di Rick Dangerous è sicuramente basata sul gameplay che spinge il giocatore ad analizzare attentamente ogni livello per studiare l’itinerario più sicuro e, al tempo stesso, per sfruttare trappole e insidie a proprio vantaggio. A differenza di tanti altri giochi di piattaforme dell’epoca, infatti, in questo caso ogni cosa capace di uccidere Rick risulta letale anche per i nemici, per cui far scattare una trappola al momento giusto può servire per uccidere uno o più avversari e liberare la strada.
© Ufficio stampa
Quando l’astuzia non basta, Rick può fare affidamento su un pratico bastone per far scattare interruttori o stordire i nemici, nonché su una quantità limitata di proiettili e cariche di dinamite. Queste ultime sono molto importanti per aprirsi la strada lungo i livelli ma vanno maneggiate con attenzione in quanto risultano letali anche per il nostro eroe. A valorizzare tutto questo impianto di gameplay ci pensa il vero gioiello di Rick Dangerous, cioè il level design assolutamente ottimo a cura di Simon Phipps, ottimo designer che successivamente lavorerà ad altri importanti videogame come Switchblade e Shadowman.
Queste caratteristiche, unite a un tasso di sfida ben bilanciato e una buona grafica, rendono Rick Dangerous un successo di critica e vendite alla sua uscita sui personal computer dell’epoca (Commodore 64, ZX Spectrum, Amiga e altri ancora), al punto che Core Design mette immediatamente in lavorazione un seguito diretto, ovvero Rick Dangerous 2. Il secondo capitolo di questo simpatico avventuriero esce nel 1990 sullo stesso set di PC e cambia la fonte di ispirazione, spostandosi da Indiana Jones alle avventure spaziali di Flash Gordon: non per niente Rick perde il suo abitino a esploratore per sfoggiare una chioma bionda e una tutina da supereroe.
© Ufficio stampa
Il gameplay resta pressappoco identico, con la novità di poter lanciare le bombe anziché semplicemente lasciarle sul terreno, opzione che apre diverse possibilità di gameplay (e che viene sfruttata bene per qualche puzzle). Di nuovo, critica e pubblico premiamo il gioco che risulta piuttosto apprezzato anche se assai simile per molti versi al primo episodio.
A dire il vero, la scena finale di Rick Dangerous 2 apre la porta a un terzo episodio che però non è mai arrivato, relegando così Rick a una tutto sommato gloriosa carriera negli anni ‘90.