Dopo le polemiche sui post su Israele

Patrick Zaki non sarà testimonial al Festival della pace a Brescia

Dopo i messaggi pubblicati sulla guerra in Israele, il primo cittadino ha revocato l'invito al ricercatore egiziano: "È divisivo. Le sue parole non rappresentano il messaggio che la città vuole trasmettere"

© IPA

Patrick Zaki non sarà testimonial alla giornata inaugurale del Festival della pace che si terrà a novembre a Brescia. Il sindaco del comune, Laura Castelletti, ha revocato l'invito in città al ricercatore egiziano dopo i messaggi di quest'ultimo sulla guerra in Israele. "È divisivo", ha dichiarato il primo cittadino. A riportare la notizia è il Giornale di Brescia. "Le sue parole su Israele non rappresentano il messaggio che la città vuole trasmettere", ha aggiunto Castelletti che, nei giorni scorsi, era stata criticata dal centrodestra per non aver voluto illuminare Palazzo Loggia, sede del Comune, con i colori di Israele.

Per Zaki è il terzo appuntamento che salta -

 Per Zaki, finito al centro delle polemiche per i suoi post sul conflitto tra Israele e Hamas, è il terzo appuntamento che salta. Prima del Festival della Pace, infatti, erano state annullate l'ospitata a "Che Tempo che fa" e la presentazione del suo libro al Serming Arsenale della pace di Torino. 

Trovata altra sede per la presentazione del libro -

 Dopo che la presentazione al Serming Arsenale della pace è stata annullata, il Salone del Libro ha trovato un'altra location. Zaki presenterà la sua opera "Sogni e illusioni di libertà - La mia storia", sempre a Torino, il 17 ottobre, all'Hiroshima Mon Amour. La nuova direttrice Annalena Benini non ha ceduto alle "pressioni" degli storici fondatori del Salone del Libro, Angelo Pezzana e Guido Accornero, che l'avevano invitata a "manifestare nel modo più coerente la distanza da questo individuo" perché "Zaki esalta quel movimento internazionale finanziato dall'Iran per distruggere uno stato democratico e cancellarlo dalla carta geografica".

I post della discordia -

 Il 7 ottobre, a poche ore dall'attacco di Hamas a Israele, Zaki condividendo l’avviso del premier israeliano Benjamin Netanyahu ai civili di Gaza di evacuare i palazzi che sarebbero stati bombardati, commentò così: "Quando un serial killer cerca di convincere la comunità internazionale che rispetta le convenzioni internazionali, per legalizzare l’uccisione di civili… Dove possono andare!!!". Al ricercatore egiziano è stato rimproverato, a fronte di diversi tweet e retweet critici nei confronti di Netanyahu e Israele, di aver fatto un solo un riferimento all'attacco di Hamas

La lettera di Zaki: "Ripudio violenza contro civili estranei al conflitto" -

 Dopo le polemiche, Zaki ha voluto chiarire la sua posizione in una lettera a La Repubblica. "Non ho mai appoggiato un qualsiasi movimento o partito di ispirazione religiosa, e mi riferisco alla mia storia personale, dentro o fuori l'Egitto", ha precisato. Alcuni "potrebbero biasimarmi perchè nei miei post non ho menzionato subito il mio ripudio per qualsiasi forma di violenza esercitata o praticata contro un civile indifeso, donna o bambino, non coinvolto in questo conflitto". In ogni caso, "sono contrario all'uccisione o all'aggressione di qualsiasi civile, israeliano o palestinese, non coinvolto nelle violenze, nelle colonie illegali o negli omicidi". Zaki ha specificato di essere "sempre stato, e sempre sarò", dalla parte degli oppressi e degli abbandonati".

Per il ricercatore "molti diritti sono stati negati ai palestinesi nel corso della storia, a cominciare dal fatto che Gaza è in isolamento totale, è una prigione a cielo aperto, e finendo con il fatto che i palestinesi non hanno libertà di movimento, non possono spostarsi, non hanno opportunità di lavoro e nemmeno la fornitura di risorse di base come l'acqua e l'elettricità.

Adesso "è il momento giusto per sostenere l valore della pace e cercare una soluzione politica pacifica che impedisca la perdita di vite innocenti", di fornire "alla Striscia di Gaza gli indispensabili aiuti umanitari e di garantire la sicurezza degli ostaggi e il loro rientro in famiglia senza alcun danno".  In conclusione, l'attivista ha affermato di sperare "che gli italiani rapiti possano tornare dalle loro famiglie sani e salvi il più presto possibile"
 

Ti potrebbe interessare