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Aumenta il buco dell’ozono sopra l’Antartide: è grande tre volte il Brasile

26 milioni di chilometri quadrati, questa la dimensione raggiunta. Un aumento insolito per questo periodo dell’anno

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Brutte notizie dall’Agenzia spaziale europea. Il buco dell’ozono sull’Antartide si sta allargando e ha raggiunto la dimensione di 26 milioni di chilometri quadrati. Per avere un’idea della gravità, pensate che equivale al triplo della superficie del Brasile.

A certificarlo sono state le misure del satellite Sentinel-5P, una delle sentinelle della Terra del programma Copernicus di Esa e Commissione Europea. Si tratta di uno dei buchi più grandi mai registrati, la decima maggiore estensione raggiunta negli anni. Il record assoluto c’è stato nel 2000, con ben 30 milioni di chilometri quadrati.

In realtà, come spiegano gli esperti, il buco dell’ozono sopra l’Antartide cambia in modo piuttosto regolare. Le sue dimensioni possono aumentare da agosto a ottobre in modo progressivo, per poi tornare nella norma entro dicembre, quando il vortice polare si indebolisce. Tuttavia, non è mai stato così grande in questo periodo dell’anno e in più si è aperto in anticipo.

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Per gli esperti del Servizio di monitoraggio dell'atmosfera (Cams) del programma Copernicus, la spiegazione è da ricercare indietro nel tempo, nel cuore dell'Oceano Pacifico. L’eruzione del vulcano Hunga-Tonga, avvenuta fra dicembre 2021 e gennaio 2022, ha portato grandi quantità di vapore acqueo negli strati superiori dell'atmosfera. Come ha spiegato la scienziata Antje Inness, “questo vapore potrebbe avere rafforzato la formazione delle nubi stratosferiche polari, dove i clorofluorocarburi possono accelerare la riduzione dello strato di ozono" e "la presenza del vapore acqueo - aggiunge - può anche contribuire al raffreddamento della stratosfera antartica, migliorando ulteriormente la formazione di queste zolle stratosferiche polari e dando luogo a un vortice polare più robusto".

Ulteriori studi sono ancora in corso. Del resto, le ricerche sul buco dell’ozono non si fermano mai. Con il suo nome si intende una zona dell’alta atmosfera fortemente impoverita di ozono, un gas particolare e fondamentale, perché blocca i raggi ultravioletti più nocivi. Il fenomeno è stato creato dalla mano dell’uomo, a causa di particolari sostanze: i CFC (gas clorofluorocarburi), contenuti in passato in molti frigoriferi o nelle bombolette spray fino agli anni Ottanta. Sostanze che sono in grado di mangiarsi letteralmente l’ozono stratosferico. Il Protocollo di Montreal, firmato nel 1987 e ratificato da 195 Paesi, ha permesso di ridurre notevolmente la quantità di CFC nell'atmosfera e lo strato di ozono sembrava potersi ripristinare completamente. Ma evidentemente qualcosa non è andato secondo i piani.

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