Potrebbe sembrare un paradosso, sovvenzionare i combustibili fossili nell'era della transizione green. E invece è un dato di fatto, che si conosceva, ma che va letto nell'entità e nei numeri espressi dall'ultimo studio del Fondo Monetario Internazionale.
7000 miliardi dollari è quanto lo scorso anno i governi hanno stanziato per sostenere i consumatori e le imprese durante il balzo dei prezzi dell'energia causati dall'invasione dell'Ucraina da parte della Russia e dalla ripresa economica post pandemia. Una cifra enorme, pari al 7,1% del Pil globale, ma potremmo dire anche pari a 13 milioni di dollari al minuto, che l'istituto di Washington sottolinea essere più di quanto il mondo ogni anno investe sull'istruzione (4,3% del totale) e sulla sanità (10,9%).
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I sussidi verso i carburanti sono più che raddoppiati nel 2022, in generale quelli diretti sono stati pari a circa il 20% di quelli totali concessi lo scorso anno. L’80% restante è rappresentato dalle sovvenzioni indirette, il lato meno visibile del sostegno. Si tratta di tutti quei costi, sociali e ambientali con riflessi sulla salute pubblica e la biodiversità. Costi che si possono identificare nell’inquinamento atmosferico - secondo il Fmi lo smog provoca 1,6 milioni di morti premature ogni anno - e nell’aggravarsi degli effetti della crisi climatica.
L’analisi ha evidenziato, inoltre, che benzina e altri prodotti petroliferi hanno rappresentato la metà dei sussidi indiretti nel 2022, con il carbone che rappresenta il 30% e il gas fossile il 20%. I maggiori attori a sostegno dei combustibili fossili sono stati Cina, Stati Uniti, Russia, Unione europea e India. Il carbone, la forma più sporca per produrre energia, è stato particolarmente sovvenzionato: l’80% venduto a meno della metà del suo costo reale. In Italia il valore raggiunto nel 2022 è di 63 miliardi di dollari. Si tratta del 2,8% del Pil nazionale o, in altri termini, i sussidi ai combustibili fossili sono valsi circa mille dollari per ogni concittadino.
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Una riforma completa dei prezzi dei combustibili fossili, con l’eliminazione dei sussidi espliciti e l’imposizione di tasse correttive come la carbon tax, conclude il Fondo Monetario Internazionale, ridurrebbe le emissioni globali di CO2 del 34% rispetto ai livelli del 2019. Si dovrebbe adottare questa tipo di riforma per essere in linea con l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale “ben al di sotto” dei 2 °C e verso 1,5 °C, secondo il rapporto. Una riforma dei prezzi dei carburanti permetterebbe inoltre di ottenere entrate consistenti, pari a circa il 3,6% del Pil mondiale, evitando squilibri che favoriscono la popolazione a più alto reddito.
Oltre che ridurre un paradosso. Remare tutti verso la transizione ecologica e poi sovvenzionarne il contrario. Come una Penelope green di giorno e più fossile che mai di notte.