Le trame dei videogiochi ci proiettano spesso e volentieri in ambienti animali che coinvolgono diverse specie, dai grandi mammiferi ai più minuscoli insetti. Riguardo a questi ultimi, i videogame possono rivelarsi un valido alleato per la ricerca scientifica, come dimostra un gruppo di ricercatori australiani, che ha deciso di utilizzare lo strategico Age of Empires 2 per comprendere meglio il comportamento delle formiche.
L'agenzia scientifica nazionale australiana CSIRO e l'Università dell'Australia Occidentale stanno infatti utilizzando lo strategico di Microsoft per simulare la cosiddetta "guerra tra formiche" e capire come aiutare le specie autoctone a combattere le proprie controparti invasive.
"Le formiche sono tra le poche specie animali in cui la guerra assomiglia a quella umana, in termini di scala e mortalità", afferma il ricercatore Samuel Lymbery, che ha fornito dettagli sullo scopo della ricerca. Utilizzando il gioco, il team ha costruito eserciti e campi di battaglia di diverse forme e dimensioni, osservandoli combattere e mappando i risultati. "Abbiamo formato piccoli gruppi di soldati forti e li abbiamo contrapposti a gruppi sempre più grandi di soldati più deboli", svela Lymbery.
Anche se può sembrare divertente giocare al computer per lavoro, il dottor Lymbery ha spiegato come non sia oro tutto ciò che luccica. "Ciò che facciamo è impostare esattamente lo stesso scenario più volte, eseguirlo in modo molto ripetitivo e senza interferire troppo", ha affermato. "Si tratta probabilmente del modo più noioso di giocare a un videogioco".
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Per lo studio, il team ha esaminato in particolare le grandi formiche carnivore australiane e le piccole formiche argentine, non autoctone. Gli eserciti creati nel gioco si comportavano in modo semplice, prevedibile e quantificabile, consentendo così di elaborare modelli matematici di guerra. I ricercatori hanno successivamente condotto degli esperimenti di laboratorio con gli insetti e hanno confrontato i modelli con gli esempi "disordinati" del mondo reale, utilizzando animali reali che si comportavano in modo imprevedibile. "Questo permette di identificare i punti in comune e le differenze tra i sistemi semplici e quelli più complessi", ha dichiarato il dottor Lymbery.
Grazie allo strategico, i ricercatori hanno scoperto che piccoli eserciti di soldati forti si comportavano meglio in campi di battaglia complessi basati sul terreno, mentre quelli grandi formati da soldati più deboli davano migliori risultati su campi di battaglia semplici e aperti. Inserendo questo dato in un contesto reale, per le formiche un campo di battaglia semplice potrebbe essere un sentiero o un parco urbano, mentre quelllo complesso potrebbe essere una striscia di boscaglia con sottobosco, piccoli cespugli e detriti legnosi. Secondo il dottor Lymbery, il suo lavoro potrebbe aiutare a sviluppare nuovi approcci alla gestione degli habitat, come l'aggiunta di sottobosco o di una maggiore complessità ambientale negli ambienti urbanizzati, e riportare dunque l'equilibrio competitivo a favore delle formiche autoctone.
In tutto il Paese si sono insediate 50 specie diverse di formiche invasive. Carol Booth, analista principale dell'Invasive Species Council, ha dichiarato che in Australia le formiche rappresentano "uno dei peggiori problemi legati alle specie invasive". A livello nazionale vengono spesi centinaia di milioni di dollari per eradicare tali parassiti, ma la dottoressa Booth spiega quanto sia incredibilmente difficile sbarazzarsene. "Possono formare vaste supercolonie con regine multiple e molti nidi interconnessi, il che permette loro di raggiungere densità davvero elevate su vaste aree", afferma la ricercatrice.
Oltre a superare le specie di formiche autoctone, le formiche invasive sono in grado di predare gli animali autoctoni e possono causare danni ingenti ai sistemi agricoli, danneggiando le infrastrutture e rovinando i raccolti. Nonostante le elevate difficoltà, la dottoressa Booth svela come l'Australia si sia affermata come leader mondiale nell'eradicazione delle formiche invasive. "La nostra capacità di eradicare le popolazioni di formiche continuerà a migliorare", ha dichiarato, aggiungendo però come resti prioritario migliorare le misure di biosicurezza per impedire l'arrivo delle formiche, nonché investire nella ricerca per comprenderne meglio le invasioni e sviluppare nuovi metodi per individuarle e controllarle.
La ricerca del dottor Lymbery riguarda solo un tipo di specie invasiva, quindi i risultati non possono essere estesi ad altre specie, sebbene l'esperto continui a sperare di poter espandere ulteriormente il suo lavoro. "Questo studio apre una strada potenziale che dovremmo esplorare per la gestione di più specie", ha concluso.