Al "Grande Fratello" è il momento di Rosy Chin. Nonostante sia diventata una chef famosa fatica a parlare del suo passato senza commuoversi. Sin da piccola ha provato a emanciparsi dal pregiudizio nei confronti delle sue origini e della sua cultura e a ribellarsi ai suoi genitori davvero molto rigidi. Lo racconta ad Alfonso Signorini nel corso della settima puntata del "Grande Fratello" quando parla della sofferenza vissuta e sfogata sul cibo. "Erano chili di fatica, sofferenza, voglia di riemergere, di essere accettata", dichiara la chef mentre commenta le foto di quando era un'adolescente in sovrappeso.
"A 17 anni sono stata in un centro per curare la bulimia e l'obesità e posso dire che mentalmente non si guarisce mai", rivela la chef milanese. Ma ciò che colpisce di più del racconto di Rosy è che nonostante i successi raggiunti, la realizzazione professionale, un matrimonio felice e tre splendidi figli, la chef sembra soffrire ancora per quanto vissuto. "Mi sento sempre inadeguata, una fallita, nonostante i miei successi, non sono mai abbastanza", racconta a Signorini e al pubblico a casa.
Forse ciò che più l'ha segnata è il rapporto complicato con i genitori che hanno preteso sempre tanto. "I miei genitori non mi hanno mai detto brava. Non è mai esistito un abbraccio, un ti voglio bene", continua Rosy che poi prova a spiegare qualcosa della sua cultura: "Ogni sentimento è vissuto come debolezza nella nostra cultura. Non è semplice. Mia mamma mi ha insegnato a soffrire in silenzio". Dopo poco, però, la chef ha l'occasione di abbracciare sua figlia Elizabeth di 15 anni.