In Italia mancano i laureati. Ma siamo ricchi di matricole, che purtroppo non riescono a completare il percorso di studi. Da ormai diverso tempo la maggior parte dei diplomati, infatti, si iscrive all’università. Anche l’ultimo anno di cui sono disponibili i dati completi non fa eccezione: esattamente dodici mesi fa il 51% dei neo-maturati ha scelto di proseguire gli studi e di puntare alla laurea. Tuttavia, stanno cambiando le preferenze: aree disciplinari come giurisprudenza e lettere stanno cedendo il passo a quelle che sembrano essere più in linea con le richieste del mercato del lavoro.
Le facoltà che attirano più matricole
Così, andando ad osservare le scelte dei diplomati del 2022, al primo posto troviamo il gruppo disciplinare “economico” (15,3%), seguito da quello di “ingegneria industriale e dell’informazione” (13,8%) e dal segmento “scientifico” nel suo complesso (12,5%). Il settore “medico-sanitario e farmaceutico” è al 10,1%. Tutto il resto è sotto la doppia cifra. Qualche esempio? Il gruppo “letterario umanistico” è fermo al 5%, come anche quello “linguistico”; quello “giuridico” arriva al 7,5% delle immatricolazioni e doppia capisaldi come l’ambito “psicologico” (3,8%) o “educazione e formazione” (4,2%); le discipline informatiche e dell’Information Tecnology, oggi super richieste, coprono solo il 2,8% degli scritti.
Il passaggio dal liceo all'università è quasi scontato
Ciò che non cambia, come sottolinea l'analisi dei dati ministeriali effettuata dal portale Skuola.net, sono i percorsi di studi da cui avviene l’accesso all’università. Se prima del 1969 alcuni diplomi non consentivano l’accesso a tutti i corsi di laurea, oggi non esiste più tale vincolo sulla carta. Ma nella sostanza rimane. Infatti, negli indirizzi con una vocazione maggiore verso l’università, i numeri delle matricole si impennano: nei Licei, in media circa 3 su 4 - precisamente il 73,6% - hanno visto la maturità solo come un passaggio intermedio in vista del titolo accademico. Con dei picchi ulteriori nel caso dei licei Classici, che registrano un tasso di iscrizione all’università post-diploma dell’87,3%, o dei licei Scientifici tradizionali, che si fermano poco sotto (87,%). Sopra la media anche lo Scientifico ad opzione scienze applicate, che arriva all’81,6%, e il liceo Internazionale (80,6%).
I licei meno “universitari”, invece, sembrano essere quello per le Scienze Umane (67% di iscritti a un corso di laurea) e, in misura ancora minore, nella sua versione economico-sociale (60,7%). Vocazione accademica non elevatissima anche per il Linguistico, che vede il 69,4% di immatricolati post-diploma.
Discorso a parte va fatto per gli indirizzi che aprono anche ad una formazione terziaria all’interno del sistema Afam (artistico, musicale e coreutico). Questo spiega perché, ad esempio, dopo il liceo artistico e musicale si iscrivano all’università solamente, rispettivamente, il 30,3% e il 40,8% dei diplomati.
L'indirizzo di studio influenza anche l'area disciplinare di approdo
Tutt’altro scenario, invece, si presenta nei percorsi dall’approccio più pratico, dove la platea degli aspiranti laureati si contrae notevolmente. Tra chi esce dagli istituti tecnici, solo poco più di un terzo (34,5%) si iscrive all’università: negli indirizzi “economici” si arriva al 36,2%, in quelli “tecnologici” si scende al 33,2%. Tra chi si diploma in un istituto professionale è solamente 1 su 7 (il 13,7%) a tentare la via della laurea; percentuale che si riduce ulteriormente al 7,5% negli indirizzi del settore “industria e artigianato”.
Il diploma di provenienza influenza molto, come lecito attendersi, anche le scelte in termini di corsi di laurea. I giovani che provengono dai licei scelgono maggiormente l’area scientifica (13,7%), quella dell’ingegneria (13,2%) e quella economica (12,9%). Chi è in possesso del diploma “tecnico” si orienta prioritariamente verso l’area economica (23,2%). Quelli che hanno conseguito il diploma “professionale” optano più volentieri per l’area economica (16,4%) e quella ingegneristica (14,7%).