Khaled El Qaisi, italo-palestinese da un mese in carcere in Israele senza accuse
L'appello della moglie: "Sono allarmata dall'evoluzione degli eventi. Mi appello al governo e alle istituzioni per la sua immediata liberazione"
È passato un mese dall'incarcerazione di Khaled El Qaisi. L'italo-palestinese di 28 anni, studente e ricercatore all'Università La Sapienza di Roma, arrestato da Israele il 31 agosto al valico di frontiera di Allenby, tra Cisgiordania e Giordania, è detenuto senza che siano state formulate precise accuse a suo carico. "Sono allarmata dall'evoluzione degli eventi relativi alla detenzione di Khaled, ormai da un mese in Israele, dalla mancanza di informazioni in relazione al motivo per il quale è trattenuto in prigione, e mi appello al governo e alle istituzioni per la sua immediata liberazione, una liberazione incondizionata, perché per mio marito sarebbe drammatico e altamente punitivo non avere più accesso ai territori palestinesi", dice Francesca Antinucci, moglie di El Qaisi.
Antinucci spiega che Khaled El Qaisi "è nato a Gerusalemme e cresciuto a Betlemme fino all'età di 10 anni, poi è stato in un campo profughi fino alla maggiore età, quando è arrivato in Italia per il suo percorso di studi e ha fondato, con altri, l'Osservatorio palestinese alla Sapienza di Roma. La sua famiglia paterna vive vicino Betlemme ed è lì che siamo andati questa estate tutti e tre, io, Khaled e nostro figlio, per avviare le pratiche di registrazione del bambino all'anagrafe palestinese. Ora mi chiedo anche che fine faranno queste pratiche".
"È stata occasione di visita ai famigliari e abbiamo trascorso giornate serene. È così che di buon mattino, dopo circa due settimane, tutti e tre ci siamo diretti al valico di Allenby per il rientro in Italia mio e di nostro figlio. Khaled ci accompagnava e sarebbe rientrato in Palestina dopo la nostra partenza per poter finalizzare le pratiche familiari avviate e per far valutare dei lavori di ristrutturazione dell’appartamento. Intorno alle 11, nell’area di pertinenza israeliana, al controllo dei bagagli e dei documenti, dopo una lunga attesa, è stato ammanettato da una guardia di frontiera sotto lo sguardo incredulo mio, di nostro figlio, nonché di tutti i presenti che erano in attesa di poter tranquillamente riprendere il proprio percorso", ha raccontato qualche giorno fa la moglie di Khaled in merito all'arresto.
L'appello di Antinucci - "Sto affrontando questo momento con infinita angoscia e molti timori, per me e per nostro figlio di 4 anni", continua Antinucci, per poi spiegare di essere "frequentemente" in contatto "con il consolato di Tel Aviv, attraverso il quale so che Khaled è sereno malgrado l'incubo che sta affrontando, pur in condizioni di stress psicofisico come conseguenza di interrogatori quotidiani".
Antinucci rinnova un appello per la liberazione del 28enne "senza condizioni, perché liberarlo con il divieto di rimettere piede in Palestina dove vive la sua famiglia paterna sarebbe per lui terribile, una punizione ingiusta" e non nasconde la preoccupazione che la detenzione in Israele possa prolungarsi: "Non so sinceramente cosa aspettarmi, posso aspettarmi di tutto, è stato tutto così imprevedibile finora che non riesco a fare una previsione".
"Ci sono diversi scenari - sottolinea -, il primo, nonché quello auspicabile, è la liberazione; poi c'è il processo penale, qualora vengano formulate nei prossimi giorni precise accuse a suo carico, e infine c'è la detenzione amministrativa, che permette a Israele di tenere una persona in stato di prigionia in mancanza di accuse e per un tempo indefinibile, con proroga rinnovabile di 6 mesi in 6 mesi. Ecco, io spero di non dover arrivare ad aspettare aggiornamenti ogni 6 mesi. Purtroppo non so niente, è tutto secretato in forza di un 'gag order'", divieto di diffusione delle informazioni sul caso.
Il legale: "Detenzione surreale, dobbiamo aspettarci di tutto" - "La vicenda che coinvolge Khaled El Qaisi, detenuto dal 31 agosto scorso in Israele senza alcuna accusa a suo carico, è surreale e nessuno sa cosa aspettarsi. Teoricamente la detenzione potrebbe andare avanti ancora a lungo e l'ipotetica formulazione di accuse da parte dell'autorità inquirente israeliana potrebbe non avvenire necessariamente entro il 1° ottobre, il termine non è perentorio. C'è una grande incertezza". Così Flavio Rossi Albertini, il legale che sta seguendo dall'Italia la vicenda.
Al momento dell'arresto non è stata sollevata alcuna contestazione dalle autorità e l'unica motivazione addotta al momento del fermo sarebbe una misura precautelare, in attesa di verifica di elementi per formulare un'accusa. "A partire dal 1° ottobre - spiega ancora il legale Rossi Albertini - ci sono fino a 72 ore di tempo per formulare un'imputazione a carico di Khaled, poi avrebbero ancora astrattamente la possibilità di scarcerarlo e basta, oppure scarcerarlo ed espellerlo dal territorio dello Stato e dai territori palestinesi occupati, una decisione estremamente punitiva per lui, oppure di sottoporlo a detenzione amministrativa. I timori che la detenzione possa prolungarsi a oltranza, senza termini di scadenza, sono fondati".
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