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Jazz Meeting", il pianista Alessandro Sgobbio si racconta

Il Museo Casa Menotti di Spoleto ha ospitato il concerto del musicista e compositore

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Il Museo Casa Menotti di Spoleto ha ospitato il concerto del pianista Alessandro Sgobbio. Il musicista e compositore persegue un personale percorso creativo caratterizzato da composizioni, improvvisazioni ed esplorazioni musicali, incentrate sul tema della spiritualità. Leader dei progetti italo-scandinavi Silent Fires e Hitra. E’ stato nominato al TopJazz, tra i nuovi migliori talenti del jazz italiano e insignito dei premi Umbria Jazz Contest e Padova Carrarese con il progetto Pericopes. Alessandro Sgobbio ospite graditissimo di "Jazz Meeting" ritorna a Spoleto dopo la sua precedente esibizione al prestigioso Festival dei Due Mondi.

Formatosi presso il Conservatorio di Parma e la Norges Musikkhøgskole di Oslo, Alessandro Sgobbio riceve il secondo premio al Concorso Luca Flores di Firenze e viene selezionato al Concours Martial Solal di Parigi. In Francia crea il trio Charm e co-produce il sestetto Debra’s Dream. Dodici gli album pubblicati in qualità di leader e co-leader: i recenti “Forests” (2019), “Transparence” (2021) e “Piano Music” (2022) sono stati selezionati come dischi del mese/anno da Musica Jazz, Jazzism, Europe Jazz Network e altre testate internazionali.

Un privilegio aprire la stagione della nostra rubrica con un musicista preparato e attento, che non ha mai smesso di migliorarsi e di ampliare gli orizzonti musicali, quindi umani. Così ci ha parlato del suo approccio con il pubblico E’ sempre un privilegio portare alla gente la musica che creo, dice Alessandro Sgobbio, ancora di più in un contesto raccolto, quasi cameristico, come quello del Museo Casa Menotti. La vicinanza del pubblico in un evento come questo rappresenta una sorta di interscambio con chi ascolta che mi dà una "spinta" notevole.

Determinante per la tua formazione musicale l'esperienza a Parmafrontiere, festival creato da Roberto Bonati...
A Parma ho perfezionato i miei studi in Conservatorio, il Festival è stato importante per la mia formazione musicale di pianista e compositore, dopo gli studi ed il diploma che avevo già conseguito in Puglia. Figure come Roberto Bonati o come Misha Alperin hanno rappresentato dei punti di riferimento per il mio percorso. Proprio in Norvegia, dove Alperin viveva, ho ulteriormente arricchito il mio “bagaglio” musicale.

Percorso che poi ti ha portato in Francia
Sì, a Parigi sono riuscito a ritagliarmi uno spazio significativo, in un contesto non facile, dove operano molti musicisti di grande spessore. Suono con altri miei colleghi in un locale che si chiama La Gare, capace di ospitare anche mille persone a sera. Suonare con musicisti di quel livello è indubbiamente un fattore di crescita: umana e professionale.

La tua attività discografica legata al piano è intensa...
Dopo "Piano Music" è arrivato "Piano Music 2" dove oltre al piano utilizzo l'elettronica, con la componente acustica che interagisce e non confligge con quella tecnologica. Sto preparando e conto di fare uscire anche “Piano Music 3”.

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