Un'aragosta in frigo e trenta abiti da sera in una valigia. Questo è quello che hanno trovato gli inquirenti in casa di Alessia Pifferi, la donna che ha lasciato morire di stenti la figlia di 18 mesi a Milano. La 37enne, che nei giorni scorsi si è presentata davanti alla Corte d'Assise di Milano nel processo in cui è imputata per l'omicidio volontario pluriaggravato della piccola Diana, sembra volesse condurre una vita al di sopra delle sue aspettativa.
Lo raccontano gli elementi ritrovati nell'abitazione della donna ma anche sua sorella Viviana, intervenuta a "Pomeriggio Cinque": "Si vedeva che aveva un tenore di vita di gran lunga superiore ai 100 euro al mese - ha raccontato al programma di Canale 5 - dal frigo è stato tirato fuori un piatto con i resti di un'aragosta. Non mi sembra una cena frivola. Invece non c'era niente per la bambina".
Viviana Pifferi che quello dell'aragosta non era l'unico sfizio che era solita concedersi la sorella: "Si è mossa con la limousine - ha aggiunto -, se fosse stata in difficoltà, al posto di andare in giro in limousine avrebbe comprato qualcosa da mangiare per la bambina". La donna, inoltre, escluse che Alessia potesse avere qualche forma di ritardo: "Io l'ho sempre vista come una persona che non amava il posto dove stava, che ambiva sempre a qualcosa di più - ha detto -. A volte era anche arrogante, non le potevi dare suggerimenti di nessun tipo perché lei diceva di sapere quello che faceva. Una persona che non sa che un biberon non può bastare per sei giorni avrebbe dovuto avere un grande problema. La piccolina? L'ultima volta che l'ho vista era aprile, ma solo ora mi rendo conto di certe cose: alle volte Alessia rifiutava di incontrarmi, mentre poi quando andavo notavo che la bambina aveva una grande fame. Adesso capisco che magari nascondeva qualcosa".