Sulla questione migranti, il premier Giorgia Meloni ha spiegato che non permetterà che "l'Italia diventi il campo profughi d'Europa". Lo ha detto a margine della cerimonia con cui ha deposto una corona di fiori al monumento di Cristoforo Colombo a New York. Per il premier, che interverrà mercoledì all'Onu, ora "bisogna dichiarare guerra ai trafficanti di uomini". Ma, sulle missioni navali, l'Ue mette le mani avanti: "Decidono i 27 Stati membri all'unanimità".
"Ci vorrà il tempo che ci vuole, ma alla fine avremo la meglio" -
"La situazione relativa all'emigrazione è ovviamente difficile: quanto è accaduto a Lampedusa nelle ultime ore è un problema libico, che finora è stato tenuto sotto controllo" ma ora si è complicato a causa delle inondazioni che hanno colpito il Paese, ha detto la presidente del Consiglio parlando con i giornalisti a New York.
"Noi continueremo a portare le norme che riteniamo necessarie, e a chiedere alle organizzazioni sovranazionali di fare la loro parte: ci vorrà il tempo che ci vuole, ma credo che alla fine avremo la meglio".
"Il problema non si risolve con i ricollocamenti" -
Il premier ha spiegato che il problema dei migranti non si risolve con i ricollocamenti, ma fermando le partenze illegali. Rispondendo poi a una domanda sulle recenti critiche del premier polacco, Mateusz Morawiecki, Meloni ha affermato di aver "letto una agenzia in cui il primo ministro faceva riferimento al Patto di migrazione e asilo: se il tema è quello sono d'accordo".
"Finché in Europa pretendiamo di discutere sulla distribuzione delle persone non ne verremo a capo: l'unico modo serio per risolvere la questione è lavorare insieme sulla difesa dei confini esterni", ha spiegato. "Ora - ha aggiunto - facciamo una nuova proposta: le altre nazioni sui ricollocamenti hanno difficoltà ma non è quello che io sto chiedendo: io sto chiedendo di fermare le partenze illegali".
Il presidente del Consiglio ha quindi incontrato l'omologo turco Recep Tayyp Erdogan sempre a margine dell'Assemblea generale. L'incontro si è svolto presso la Turkish House, sede delle rappresentanze diplomatiche turche presenti a New York.
"Con Erdogan ho parlato anche di migranti, del ruolo che i Paesi mediterranei giocano. Nel caso della Turchia è un ruolo doppiamente importante perché riguarda sia la tratta mediterranea che la rotta balcanica. La Turchia ha dato dei segnali di attenzione, ad esempio con i visti ma credo che si possa fare di più, credo anche sul fronte mediterraneo e in particolare sulla Libia".
"Avanti con Memorandum di Tunisi, poi in altri Paesi" -
"Per me è importante che vada avanti il memorandum con la Tunisia, al di là dei soliti tentativi della sinistra europea di minare un lavoro molto delicato, lungo e faticoso e di non avere spesso il coraggio di farlo a viso aperto, continua a essere la soluzione più sensata", ha spiegato Giorgia Meloni. "Dopodiché la Commissione ha detto che secondo loro il memorandum è un modello da utilizzare anche con altre nazioni io sono d'accordo. Bisogna mandare avanti il memorandum, implementarlo e fare arrivare le risorse. Penso che lo schema vada utilizzato per tutti i Paesi del Nord Africa".
La replica dell'Ue: "Sulle missioni navali si decide all'unanimità" -
Sarà difficile per il governo italiano far istituire, come richiesto, nuove missioni navali come "Sophia". Sul tema migranti infatti sembra un'impresa impossibile mettere tutti d'accordo. "In linea di principio le nostre missioni sono strumento della politica di sicurezza e difesa comune dell'Unione europea e come tali vengono concordate e decise dagli Stati membri", ha spiegato il portavoce della Commissione europea per gli Affari esteri, Peter Stano, nel briefing quotidiano con la stampa. "Quindi alla fine è nelle mani degli Stati membri decidere di lanciare una missione, di eliminare gradualmente una missione, di adattare una missione, di definire o ridefinire il mandato della missione - ha proseguito -. Si tratta di una decisione nelle mani degli Stati membri e presa all'unanimità. Quindi non sta a noi commentare le idee nazionali di questi dibattiti. Per noi è importante che i membri lo decidano insieme e in un'atmosfera di riservatezza e consenso, il che significa che ogni decisione viene presa all'unanimità da 27 Stati membri".