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È morto Giorgio Napolitano: due volte Presidente della Repubblica, aveva 98 anni

Il primo della storia italiana a essere stato eletto per un secondo mandato e il primo Capo dello Stato a essere stato membro del Partito Comunista

È morto a Roma Giorgio Napolitano, presidente emerito della Repubblica Italiana. Aveva 98 anni. È stato l'11° Presidente della Repubblica Italiana dal 15 maggio 2006 al 14 gennaio 2015, e il primo della storia italiana a essere stato eletto per un secondo mandato. Prima di lui Carlo Azeglio Ciampi, poi l'attuale Presidente, Sergio Mattarella. Quella di Giorgio Napolitano è stata una vita dedicata alla politica: presidente della Camera nell'XI Legislatura (subentrando nel 1992 a Oscar Luigi Scalfaro, salito al Quirinale), ministro dell'interno nel governo Prodi I, deputato pressoché stabilmente dal 1953 al 1996, europarlamentare dal 1989 al 1992 e dal 1999 al 2004. Nel 2005 era stato nominato senatore a vita da Ciampi. Nel 2006 divenne Capo dello Stato.

Giorgio Napolitano, il profilo del due volte Capo di Stato

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La carriera politica  La carriera politica di Giorgio Napolitano, classe 1925, iniziò durante gli anni universitari (si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza a Napoli nel 1942). Appassionato di letteratura e teatro lavorò come critico teatrale in una rivista dell'epoca. In quegli anni entrò in contatto con un gruppo di giovani comunisti e nel 1945 aderì al Partito Comunista, di cui fu segretario generale a Napoli e a Caserta. Nel 1947 finì il percorso universitario laureandosi, e sei anni dopo, nel 1953, iniziò a muovere i primi passi in Parlamento diventando deputato nella circoscrizione della città partenopea fino al 1996. Nel 1960 il suo pensiero politico cambiò approccio ispirandosi ai valori del socialismo democratico, nel solco della tradizione di Giorgio Amendola: diede vita così alla corrente di "destra" del partito. Corrente che venne chiamata "migliorista", e che proponeva un miglioramento delle condizioni di vita della classe operaia senza rivoluzionare strutturalmente il capitalismo. Il suo approccio lo contrappose alla corrente del segretario del Pci, Enrico Berlinguer, con cui ebbe un forte contrasto sulla "questione morale". 

L'apertura verso la Nato e gli Usa  Negli anni 70 svolse attività all'estero: tenne conferenze nelle migliori università inglesi, tedesche e anche americane. Fu il primo dirigente del Partito Comunista a ricevere un visto per gli Stati Uniti. La storia di "Giorgio l'inglese" - un comunista d'esportazione, volto ideale per sdoganare all'estero il vecchio Pci - nacque da lontano e andò quindi ben oltre i nove anni passati al Colle: ammiratore della cultura anglosassone, ottima padronanza dell'inglese, Napolitano era da sempre un estimatore di politica estera, conquistando il rispetto delle Cancellerie. Uno "standing" internazionale guadagnato nel tempo, partendo da lontano e da ruoli politicamente connotati in quegli anni di forti contrapposizioni. Nel 1986 diresse la commissione di politica estera spingendo il partito a un'apertura "piena e leale" nei confronti degli Stati Uniti e della Nato. Parlando di Napolitano, Henry Kissinger disse: "E' il mio comunista preferito".


Dal Pci al socialismo europeo   Nel 1989 assunse l'incarico di ministro degli Esteri nel partito ombra del Pci e aderì alla corrente socialista di stampo europeo. Iniziò così la riforma del Pci che si trasformò in Partito Democratico della Sinistra. Nel 1991 viaggiò in Israele saldando il suo legame alle istanze della comunità ebraica.

Tangentopoli e la fiducia al primo governo Berlusconi  Nel 1992 venne eletto presidente della Camera, al posto di Oscar Luigi Scalfaro che salì al Quirinale. Furono gli anni segnati da Tangentopoli e dalla rottura con Bettino Craxi. Nel 1994 venne incaricato dal Pds di pronunciare la dichiarazione di voto sulla fiducia del primo governo Berlusconi. Il suo discorso suggellerà il legame e il rispetto tra lui e il leader azzurro, fino al caso Englaro che li vedrà su due fronti politici opposti.

L'incarico al Viminale e la legge Turco Napolitano  Nel 1996 con Romano Prodi al governo, arrivò l'incarico di ministro dell'Interno: fu il primo ex comunista a ricoprire il massimo incarico al Viminale. Proprio in quegli anni venne promulgata la legge Turco Napolitano, con cui furono istituiti i primi centri di permanenza temporanea per immigrati illegali. Dopo la caduta del governo Prodi, diventò nuovamente europarlamentare dal 1999 al 2004 tra le file dei Democratici di Sinistra. Nel 2005 Carlo Azeglio Ciampi lo nominò, insieme a Sergio Pinninfarina, senatore a vita.

L'elezione a presidente della Repubblica  Nel 2006, alla quarta votazione, Giorgio Napolitano fu il primo ex comunista a diventare undicesimo presidente della Repubblica Italiana, subentrando a Carlo Azeglio Ciampi.

"Re Giorgio"  Il passaggio che lo consegnò alla storia come "re Giorgio'' (così lo incoronò il New York Times accostandolo a Giorgio VI, il sovrano divenuto simbolo della resistenza britannica ai nazisti) fu quello che nel novembre 2011 porta Mario Monti a palazzo Chigi. I critici parlarono di Repubblica presidenziale, di eccessivo "interventismo" e di interpretazione estensiva delle sue prerogative. I sostenitori la giudicarono una mossa determinante per evitare che il Paese, spinto sull'orlo del baratro sull'onda della crisi del debito sovrano, precipiti.

Il doppio mandato  Fu lui poi a rompere il tabù di un doppio mandato alla presidenza della Repubblica, quasi costretto - già in età avanzata - dalla crisi della politica che si dimostrò incapace di esprimere un nome condiviso nel voto delle Camere. Era il 20 Aprile del 2013 e al sesto scrutinio avvenne la sua rielezione con l'ampia maggioranza di 738 voti favorevoli su 997 votanti. 

I problemi di salute  Nel 2018 arrivarono i primi problemi di salute. Nove giorni dopo aver parlato con il presidente Mattarella al Quirinale per le consultazioni dopo le elezioni, il senatore a vita fu ricoverato all'ospedale San Camillo di Roma per un improvviso malore, subendo un complesso intervento all'aorta, eseguito dal professor Francesco Musumeci. Fu dimesso il 22 maggio. Da allora l'ex inquilino del Colle ha diradato la sua presenza fisica a Palazzo Madama, pur continuando a seguire la vita politica. Nel 2022, il suo secondo intervento all'addome, eseguito all'ospedale Spallanzani di Roma, dall'equipe guidata dal professor Giuseppe Maria Ettorre.

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