È in libreria "A questo serve il corpo. Viaggio nell'arte attraverso i corpi delle donne" (Bompiani, 192 pp. + 20 tavole, 19 euro), di Roberta Scorranese. Nel volume, l'autrice mette al centro della sua riflessione il corpo femminile e le rappresentazioni che ne hanno fatto i massimi artisti di tutti i tempi (tra le altre, la regalità popolana ritratta nella Madonna del Parto di Piero della Francesca, l’antimichelangiolesca pienezza della Woman Eating di Duane Hanson o il dolore monumentale di Diego y yo di Frida Kahlo) ma anche la fisicità di donne a noi più vicine, ciascuna con il suo segreto e la sua unicità.
Insieme a quella del corpo, emerge con chiarezza nelle pagine del libro la centralità dello sguardo, che fruga le superfici in cerca di una verità più profonda. Le donne dipinte, le donne reali, le donne come visioni in questo libro ci dicono che felice è il corpo capace di cambiare, di non rimanere immobile, di essere guardato senza perdere il proprio mistero, di amarsi prima di essere amato, di farsi luce dentro una tela o voce dentro un racconto.
L'autrice - Roberta Scorranese è una giornalista e lavora al Corriere della Sera, dove si occupa di temi culturali. È direttrice scientifica del
Master Arte e Beni Culturali presso Rcs Academy Business School. Per Bompiani ha scritto il memoir "Portami dove sei nata" (2019).
"Oggi c'è una maggiore accettazione di sé, ma penso che non si ascolti ancora abbastanza il corpo. Lo consideriamo come una vetrina da abbellire con cure e diete, oppure lo trascuriamo, con tutti i disturbi anche mentali che ne conseguono, come anoressia o bulimia", ha dichiarato Scorranese ad Amica.
"Il corpo femminile non solo è giudicato in base ai parametri maschili patriarcali, ma è sempre oggetto di forti attenzioni anche da parte nostra. Se ne parla tanto, ma in termini di cura: come fare a sconfiggere la cellulite, i chili di troppo, a ritrovare il punto vita di un tempo? L'ascolto reale, invece, equivale a guardare la bellezza delle cose per come sono, non importa se un giorno la pancia è un po' più gonfia o gli occhi sono stanchi. Certamente, siamo più capaci di rispondere a un giudizio malevolo, ma siamo invece in grado di guardare e ascoltare noi stesse con libertà, contemplandoci? Questo secondo me è il passaggio ulteriore da fare: dobbiamo cercare di non sentirci fuori dal corpo, ma dentro. È una bella esperienza", ha aggiunto l'autrice.
"Oggi le donne sono più forti e consapevoli, basta guardare ragazzine 'imperfette' secondo i canoni più consolidati che si vestono con gli shorts e le minigonne, la mia generazione non l'avrebbe mai fatto. La consapevolezza, però, non è uno sguardo libero, è sempre un occhio giudicante. Ripeto, abbiamo perso il gusto della contemplazione fine a se stessa. Come nell'arte: di fronte a un'opera ci facciamo mille domande e l'analizziamo, invece di contemplarla. Dovremmo tornare a osservare le cose per come sono. Ecco perché uno sguardo diverso sull'arte può aiutarci ad averne uno differente anche sul nostro corpo", ha sottolineato Scorranese.
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