L'Italia fuori dalla Via della Seta ma con la Cina intesa per "rafforzare le relazioni"
Vertice tra Giorgia Meloni e il premier cinese Li Qiang: "Consolidare e approfondire il dialogo tra Roma e Pechino"
L'Italia uscirà dalla Via della Seta, ma i rapporti tra Italia e Cina possono comunque consolidarsi e crescere. È questo il senso del bilaterale tra il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il premier cinese Li Qiang a margine del G20. La decisione dell'Italia di uscire dall'intesa è quindi sostanzialmente presa, ma ci sarà comunque un passaggio parlamentare prima dell'ufficializzazione. E Se il percorso è delineato (la disdetta entro dicembre per non far scattare il rinnovo automatico) le diplomazie sono da tempo al lavoro per evitare che ci siano contraccolpi nelle relazioni.
"Rafforzare e consolidare le relazioni" Giorgia Meloni, che entro la fine dell'anno sarà a Pechino, ha quindi voluto rassicurare Li sul fatto che l'Italia è "pronta a rafforzare e consolidare" le relazioni. Una posizione condivisa, fa sapere Palazzo Chigi, secondo cui dal colloquio è emersa la "comune intenzione di consolidare e approfondire il dialogo tra Roma e Pechino sulle principali questioni bilaterali e internazionali". E senza la Via della Seta, il Partenariato strategico globale attivo da 19 anni "costituirà il faro per l'avanzamento dell'amicizia e della collaborazione tra le due nazioni in ogni settore di comune interesse".
"Più opportunità per i prodotti italiani in Cina" Da parte sua Li Qiang ha auspicato una "relazione sana e stabile", "necessaria per un migliore sviluppo". Il primo ministro ha anche delineato un quadro di rapporti bilaterali in cui l'Italia dovrà garantire "un ambiente imprenditoriale equo, giusto e non discriminatorio" alle aziende cinesi, mentre Pechino "continuerà ad espandere l'accesso al mercato per creare maggiori opportunità per i prodotti di qualità italiani".
L'incontro Meloni-Modi A margine del G20, il premier italiano ha incontrato anche il primo ministro indiano Narendra Modi, congratulandosi per il "successo" del vertice a New Dehli. A Modi il presidente del Consiglio ha illustrato i temi della prossima presidenza italiana del G7, auspicando un "efficace coordinamento" con il G20. Al centro dell'agenda anche i rapporti bilaterali, in particolare la collaborazione in settori strategici, fra cui la transizione energetica, la digitalizzazione, lo spazio e la difesa.
L'intervento del premier su clima ed energia In precedenza, Giorgia Meloni era intervenuta nella prima sessione dei lavori, dedicata all'ambiente, al clima e all'energia. "Il nesso clima-energia - aveva sottolineato - è sempre più importante in una fase nella quale il mondo continua ad affrontare gli effetti a cascata della crisi innescata dalla guerra di aggressione russa all'Ucraina e dall'uso delle forniture energetiche come un'arma di ricatto da parte di Mosca". Anche a causa di questo nesso, quando si discute di transizione ecologica ed energetica, bisogna tener presente che "approcci troppo radicali o troppo asimmetrici" finirebbero non solo per "non garantire soluzioni efficaci" ma potrebbero anche "provocare pericolosi squilibri nel rapporto tra le nazioni e all'interno delle nazioni stesse".
L'Italia ponte tra Europa e Africa Per il premier serve dunque un approccio basato sulla cooperazione e sul dialogo: "La risposta al cambiamento climatico deve riguardare davvero tutti, altrimenti pensare che possa portare risultati apprezzabili è pura utopia. E al di là degli impegni sul contenimento del riscaldamento in corso, dobbiamo considerare prioritaria l'adozione di tutte le misure utili alla mitigazione delle conseguenze dei cambiamenti climatici, che impattano soprattutto sui Paesi del sud globale". A questo proposito, l'Italia "aspira a diventare un ponte tra Europa e Africa per promuovere partenariati reciprocamente vantaggiosi" e "sostenere la sicurezza energetica delle nazioni africane e mediterranee e rafforzare le esportazioni di energia verde". In quest'ottica rientra il Piano Mattei, su cui il governo sta lavorando, ma anche la decisione di destinare all'Africa oltre il 70% del Fondo Italiano per il clima: 3 miliardi di euro nei prossimi 5 anni per iniziative di mitigazione e adattamento.
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