l'intervista a Tgcom24

Terremoto Marocco, dal protagonista di "My name is Adil": "Risvegliato il ricordo del sisma di Agadir con 10mila morti"

A Tgcom24 Adil Azzab racconta la preoccupazione da Milano per la sorte dei famigliari che si trovano tra Marrakech e il villaggio d'origine: "Contatti impossibili, so che la scossa si è sentita fino a lì, straziato dalle immagini che arrivano"

di Gabriella Persiani

© Tgcom24

"Ho fatto il turno di notte nella comunità minorile dove lavoro, ma, tornato a casa, è stato impossibile mettersi a letto: non sapevo nulla del terremoto in Marocco, ma hanno iniziato ad arrivarmi messaggi anche da persone che non sento da tanto e ho visto quanto accaduto". E' molto scosso al telefono con Tgcom24 Adil Azzab, 35enne di origine marocchina a Milano dall'età di 13 anni. Nel 2016 Azzab divenne famoso a livello nazionale per l'uscita del suo film autobiografico "My name is Adil", in cui raccontava, da regista e protagonista, con la benedizione di Gabriele Salvatores, la sua vita da migrante nel primo viaggio di ritorno in patria, con scalo a Marrakech e visita al suo villaggio rurale di Beni Amir Ouest. "E' impossibile mettersi in contatto con la mia famiglia attualmente a Fkih ben Salah, 200 chilometri dall'epicentro. Internet e telefono funzionano poco e male sempre, bisogna andare in un caffè. Le immagini che arrivano sono strazianti e in tanti si è risvegliato il ricordo del sisma di Agadir del 1960 che fece oltre 10mila morti", ricorda Azzab.

"Sono molto preoccupato per questo terremoto in Marocco - continua Adil Azzab, regista e protagonista di "My name is Adil" a Tgcom24. - Mia sorella vive vicino a Marrakech. Non riesco a raggiungerla in alcun modo. Io, poi, sono molto legato a questa città. Marrakech è il posto del mio cuore in Marocco, il primo dove sono tornato dopo i tanti e difficili anni vissuti in Italia e anche nel mio film, nella parte finale, si trova un omaggio alle sue piazze, alle sue strade, alla sua gente. Vedere ora quegli stessi luoghi nelle immagini della catastrofe è uno strazio".

"Quanto alla mia famiglia, ai miei genitori, ai miei zii, - aggiunge a Tgcom24 - purtroppo non so nulla: vivono a circa 200 chilometri da lì e attraverso il tam tam mi è arrivata solo la notizia che anche lì la scossa si è sentita. Lì vanno a letto molto presto e sono stati tutti sorpresi nel sonno. E' difficile sentirli già in situazioni normali, perché bisogna ricaricare i telefoni, andare al caffè per la connessione internet... Sa, da quando ero bambino, nelle zone rurali non è cambiato nulla. Quello che ho raccontato nel film del 2016 è tuttora attuale. I cambiamenti sono molto lenti".
 

"E pensare che in questo periodo, come accade ormai dal 2011, dovevo essere lì come ogni anno... Solo impegni familiari mi avevano fatto rimandare il viaggio a gennaio. Ora mi informerò sulle iniziative di solidarietà che verranno organizzate da qui e vedrò cosa posso fare. Il mio cuore è lì", conclude Azzab a Tgcom24.

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