La Posidonia oceanica torna sui fondali di Napoli
Da Ischia alla Gaiola, la pianta rinasce con un progetto scientifico
C'era una volta, nei fondali di Posillipo, la Posidonia oceanica: una vasta prateria che si estendeva fino ai trenta metri di profondità. Decenni di pesca a strascico sotto costa, l'aumento smisurato della diportistica e degli ancoraggi e l'intorbidamento delle acque, complice l'aggressione degli scarichi fognari di una metropoli in costante crescita, l'hanno spazzata via, o quasi.
Ma oggi questa pianta cruciale per il contrasto ai cambiamenti climatici e per la sopravvivenza stessa del nostro mare e dei suoi ecosistemi torna a far capolino nel Parco Sommerso di Gaiola, grazie a un progetto di habitat restoration concentrato in questi 42 ettari di mare, impreziositi da resti archeologici sommersi e dalla presenza di habitat coralligeni, tra gorgonie, alghe e spugne policrome.
Nasce tutto dai rizomi raccolti in un'area marina protetta vicina, il Regno di Nettuno, in un'ottica di collaborazione tra le aree marine protette: nel mare di Ischia e Procida, la Posidonia se la passa infatti assai meglio. Finanziato nell'ambito della Misura 1.40 FEAMP 2023, che favorisce "la protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi marini", il progetto prevede - grazie ai ricercatori del Parco Sommerso di Gaiola, con la collaborazione degli operatori scientifici subacquei dell'ISSD (International School for Scientific Diving) e al supporto logistico del Centro sub Campi Flegrei - la ripiantumazione sui fondali dell'area marina protetta di Gaiola di nuove talee, a ripristino della Posidonia che qui prosperava molti anni fa, con benefici potenziali importanti per gli ecosistemi ed il ripopolamento ittico del mare.
Pianta endemica del Mediterraneo, la Posidonia forma grandi praterie sui fondali sabbiosi, rappresentando un habitat prioritario, un vero hotspot di biodiversità che ospita circa il 20-25% di tutte le specie presenti nel mare nostrum. E com'è noto riveste un ruolo fondamentale anche come polmone del Mediterraneo, perché è in grado di sequestrare grandi quantità di CO2 e produrre circa 20 litri di ossigeno al giorno per metro quadro.
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