Nelle indagini sull'incidente ferroviario di Brandizzo si rafforza l'ipotesi a cui sta lavorando la procura di Ivrea: dietro la strage ci sarebbero anche errori umani. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, inoltre, dalle prime testimonianze davanti ai pm emergerebbe quella che sembra essere una vera e propria prassi utilizzata dagli operai per aggirare i divieti e finire prima i lavori: intere squadre al lavoro sui binari prima degli orari concordati. Con una sorta di allarme a vista, un collega con lo sguardo puntato lungo la ferrovia: "Se c'è un treno, io vi avviso e voi vi togliete". Il numero uno di Rfi Strisciuglio: "I lavori sui binari sempre e solo con i treni fermi".
Rfi: "Lavoro sui binari sempre con i treni fermi" -
"L’avvio delle lavorazioni è tassativamente subordinato all'ottenimento dell'autorizzazione scritta all'interruzione della circolazione dei treni", ha spiegato l'amministratore delegato di Rete ferroviaria italiana Gianpiero Strisciuglio, in audizione alle commissioni riunite Trasporti e Lavoro della Camera. I lavori con l'occupazione dei binari, ha chiarito, sono "sempre effettuati in assenza di circolazione dei treni e comunque svolti in intervallo orario prestabilito che deve essere formalmente autorizzato per iscritto dall'operatore della circolazione dei treni al richiedente l'interruzione".
"Si andava prima sul binario per affrettare il lavoro" -
Antonio Veneziano, ex collega dei cinque operai morti, è stato tra i primi a confermare questa ricostruzione. "E' capitato più volte, andavamo sul binario per affrettare il lavoro", aveva detto al Tg1. Lunedì è stato sentito in procura. E' passato anche Antonino Laganà, fratello di Kevin, la più giovane delle vittime, nonché suo collega di lavoro all'impresa Sigifer di Borgo Vercelli. La sua audizione è stata rinviata a mercoledì. Da Palazzo di giustizia è uscito mano nella mano con il papà, indossando una t-shirt su cui era stampato il volto del fratello.
La testimone chiave dell'inchiesta -
Ascoltata anche quella che è considerata la testimone chiave dell'inchiesta sulla tragedia di Brandizzo, una dipendente delle Ferrovie di 25 anni. E' lei che, dalla sala controllo di Chivasso, la sera del 30 agosto si è tenuta in contatto con il collega sul posto. Ed è lei, secondo quanto risulta dalle telefonate acquisite dagli investigatori, ad avere lanciato quegli avvertimenti rimasti inascoltati. La giovane donna, trasferita a Chivasso dopo un primo periodo ad Alessandria con il sogno di raggiungere prima o poi una sede in Valle di Susa, dove abita la famiglia, ha trascorso l'intera giornata in procura a Ivrea.
I tre avvertimenti inascoltati -
"L'ho detto per tre volte: i lavori non dovevano cominciare perché era previsto il passaggio di un treno", avrebbe ripetuto la donna davanti al pm. La sua deposizione è considerata molto utile per chiarire i contorni dell'incidente costato la vita a cinque operai. Ma non solo. Bisogna districarsi in una selva di regolamenti, procedure, termini tecnici. Intanto le famiglie dei cinque operai deceduti sono state invitate a fornire elementi che possono portare al riconoscimento dei corpi: tatuaggi, arcate dentarie, qualunque cosa. Solo in seguito potrà essere concesso il nullaosta per i funerali.
Salvini: pronti a riferire in Aula -
Il vicepremier Matteo Salvini è pronto a riferire in Aula sulla tragedia e, alla luce dei 4mila cantieri ferroviari e stradali Anas attualmente aperti in tutta Italia e in vista delle tante nuove opere in programma, ribadisce: "Sulla sicurezza ci deve essere la massima attenzione". Così si legge in una nota del ministero dei Trasporti.