Il New York Times blocca ChatGpt: stop all'utilizzo degli articoli per addestrare l'intelligenza artificiale
Secondo i media d'oltreoceano, il giornale starebbe anche pensando a una causa contro OpenAI per violazione del copyright, come già fatto nei mesi scorsi da diversi autori
Netta presa di posizione contro l'intelligenza artificiale da parte di una delle testate più note al mondo. Come riportano i media d'oltreoceano, il New York Times ha deciso di bloccare il web crawler di OpenAI, la società che ha sviluppato il software ChatGpt, impedendole di accedere ai propri articoli. In sostanza, i contenuti del quotidiano non potranno più essere utilizzati per addestrare l'intelligenza artificiale. Non solo: secondo quanto riporta The Verge, il NY Times starebbe anche valutando una causa contro OpenAI per violazione del copyright.
Come spiega la National Public Radio, l'accusa che il New York Times starebbe pensando di muovere a OpenAI è la violazione del diritto d'autore attraverso l'uso, senza consenso, dei propri articoli per addestrare l'intelligenza artificiale. Nei mesi scorsi diversi autori hanno citato in giudizio la società, accusandola di scansionare i loro contenuti - su cui detengono i diritti - senza la loro esplicita autorizzazione al fine di "allenare" ChatGpt. Il chatbot necessita infatti di essere "addestrato" adeguatamente per essere in grado di dare risposte complete e precise agli utenti.
In sostanza, l'accusa mossa da autori e giornali è che ChatGpt usi contenuti coperti da diritto d'autore per fornire risposte ai propri utenti, senza però rimandare alla fonte di quelle informazioni. E così il New York Times è passato all'azione: come rivela The Verge, se si controlla la pagina robots.txt della testata si può notare che GptBot, il crawler di OpenAI, è stato bloccato dalla testata. La decisione risalirebbe al 17 agosto.
Ma se OpenAI fosse ritenuta colpevole, cosa potrebbe accadere? Secondo la Npr, la società potrebbe vedersi costretta a distruggere tutti i dati raccolti e usati da ChatGpt senza autorizzazione e ricrearli, usando però materiali per i quali ha ricevuto il via libera dai detentori dei diritti. Stando alla legge statunitense, OpenAI potrebbe inoltre rischiare una multa fino a 150mila dollari per ogni "violazione intenzionale del diritto d'autore". Come scrive The Verge, sia il New York Times che OpenAI hanno per il momento rifiutato ogni commento sulla vicenda.
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