Serve una norma

Truffe affettive, il legale: "Troppe vittime e manca una legge ad hoc”

Parla a Tgcom24 Sofia Gurrera, avvocato di Acta, l'associazione che aiuta chi è stato truffato: "La maggior parte delle inchieste finisce con una archiviazione, urgono norme adeguate"

di Tamara Ferrari

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“In Italia non esiste il reato di truffa affettiva. È necessaria una legge per introdurlo, poiché le vittime sono sempre di più e, in assenza di norme ad hoc, le indagini finiscono quasi sempre per arenarsi”. A parlare a Tgcom24 è Sofia Gurrera, avvocato di Acta, l'associazione che aiuta le vittime di truffe affettive. “Servirebbe anche una specifica formazione per le forze dell'ordine”, aggiunge, “troppo spesso le denunce non vengono accolte”.

Secondo un rapporto della polizia postale, nel nostro Paese le truffe affettive sono in costante crescita. Nel 2022 c'è stato un aumento del 118% di casi rispetto all'anno prima. Com'è disciplinato questo reato nei nostri codici?
“Il reato di 'truffa affettiva' non esiste nel codice civile né in quello penale. Di conseguenza, ci si appoggia sulle norme che disciplinano altri tipi di truffa, per esempio i reati contro il patrimonio. Ma la truffa affettiva è anche un reato contro la persona, che viene plagiata, raggirata, anche minacciata. Ecco perché ci vorrebbe una norma specifica per questi casi così particolari”.

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Che cosa succede quando una vittima si rende conto di essere stata truffata?
“Intanto, se ne rendono conto troppo tardi. Per la legge italiana, la denuncia deve essere presentata entro tre mesi dal giorno in cui si ha notizia del fatto che costituisce il reato. Le vittime di truffe affettive sono così plagiate che “aprono gli occhi” anche dopo sei mesi dal versamento dell'ultima somma di denaro. Per questo noi consigliamo di presentare la querela tramite un legale esperto. Per fare partire un'indagine, la denuncia deve essere molto precisa e ogni dichiarazione deve essere supportata da elementi di prova, come per esempio le ricevute dei versamenti di soldi e i messaggi scambiati con i truffatori. Infatti, oltre alle prove della consegna del denaro, qui bisogna anche dimostrare il coinvolgimento emotivo. Bisogna dimostrare, cioè, che senza questo coinvolgimento non si sarebbe versato alcun soldo”. 

Poi che cosa succede?
“Spesso le Procure ritengono che i soldi versati, di solito cifre ingenti, vadano eventualmente recuperati in sede civile. Si scambia per una donazione volontaria la consegna di denaro avvenuta in una situazione in cui si è plagiati e come ipnotizzati. La maggior parte dei casi si conclude con una archiviazione. Tanto più che c'è la difficoltà di individuare gli autori della truffa”.

Come mai?
“Le vittime denunciano di essere state truffate dall'uomo o la donna conosciuti online che le ha coinvolte emotivamente. Ma si tratta di persone non reali. Dietro quel profilo falso si nascondono vere e proprie bande di criminali, che si trovano magari dall'altra parte del mondo. Rintracciarli è un problema, anche perché sono abilissimi. Usano numeri di telefono e codici iban che spariscono appena si rendono conto che la vittima ha capito di essere stata truffata”.

Insomma, per le vittime non c'è speranza di recuperare i soldi e avere giustizia?
“E' difficile. Ecco perché è importante che si parli di queste truffe: bisogna sensibilizzare la gente affinché non ci caschi”.

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