Un'ode alle donne.

Jo Squillo: Vivetta, la collezione Fall Winter 23

Le coppie di sorelle della band girl Shangri-Las, gruppo della musica pop dei Sessanta made in Usa. Le Lisbon sisters de Il giardino delle vergini suicide di Sofia Coppola. In un caleidoscopio personale di fascinazioni, Vivetta scrive un’ode alle donne in un immaginario sospeso tra romanticismo e purezza, sogno e surrealismo.

Ispirata dallo studio dei simboli vestimentari di innocenza e femminilità, trasformazione e cambiamento, la stilista disegna un guardaroba FW23 dove i late Sixties incontrano gli anni 90 e i codici del nightwear informano il giorno.

Appassionata di contrasti, la pratica di Vivetta spazia tra volumi e lunghezze, presente e passato. “Con-fondendosi”, il binomio uomo-donna viene oltrepassato e i blazer della sartoria maschile lasciano il passo ad audaci minigonne e vestitini ornati da grandi pietre scintillanti come bagliori.

La palette di Vivetta si abbandona ora a delicati pastello e ora al più carnale degli scarlatti, al candido bianco o al nero profondo. Quando luce e buio si confondono, il dailywear sposa la sensuale atmosfera notturna di boxer e bralette, vestaglie, pigiami e nightgown aèrei attraversati da balze come increspature. Bordature in pizzo arrivano su gonne, giacche mannish e slipdress matelassé percorsi, sul fondo, da fili metallici modellabili – gli stessi che attraversano i colletti di una maglieria dagli accenti magici.

I fiocchi, manifestazioni di una visione innocente della femminilità, giocano con la scala e si declinano in dettagli e ricami, preziose incrostazioni su cappotti e tulle illusion. Sono ora drappeggi 3D che conquistano i capispalla e ora applicazioni che arricchiscono i lunghi abiti scivolati in crêpe de chine.

Sono fiocchi anche le chiusure di lunghe trecce bionde. Fa eco al surrealismo dei sogni di Vivetta l’immagine di strette, minute trecce di capelli tessuti insieme che ora si rincorrono mentre disegnano il print di stagione. Ode a un movimento associato alla libertà, la stampa vuole essere anche rappresentazione degli attributi dell’essere: infinito e in moto perpetuo, ma al contempo ordinato, simmetrico, equilibrato.

In un simile spettro di riferimenti, ciò che è retrò è attuale, come le calzature che introducono boots dalla punta squadrata che strizzano l’occhio ai modelli go go per vestire icone contemporanee. Sospese nel tempo anche le Mary Jane, firma di Vivetta, in cui i classici cinturini lasciano il posto a fiocchetti luccicanti. E ancor più abbagliante è la pioggia di cristalli su mocassini, pumps e stivali dalla linea affilata. La stessa che caratterizza tacchi informati da ginniche sportive.

Femminili con ironia, i gioielli della FW23 di Vivetta risuonano con la collezione. Tra un bra come armatura metallica hot pink che riproduce la forma del seno legandosi al petto con catene Swarovski, e trecce come orecchini, collane, bracciali e anelli in ottone smaltato puntellati di strass. Emblema di prosperità e forza generativa, l’elemento fallico torna infine come portafortuna sui bijoux, oggetti apotropaici, maliziosi con garbo.