DISTILLATO DI PATATE

La vodka polacca che parte dai campi

La storia dell’azienda che collabora con i contadini per fare il distillato più premiato al mondo

Anno strano per l’agricoltura: prima un inverno siccitoso che ha seccato i campi, poi una primavera piovosa che ha reso difficile e tardiva la nuova semina. Pare che il mondo abbia una direzione nuova e che le vecchie regole possano in parte non valere più. Ma se per tanti produttori queste complicazioni sono sinonimo di rincari e scarsità, ci sono aziende in Europa che hanno saputo lavorare decennio dopo decennio per crearsi la propria filiera fatta di rapporti umani, collaborazioni durature e prezzi giusti ai contadini. E questo significa per queste realtà virtuose poter continuare nonostante tutto a lavorare serenamente e, come nel caso della storia che stiamo per raccontarvi, produrre una delle migliori vodka d’Europa.

La patata e gli Stati Uniti: una storia di migrazioni andata e ritorno

Ci sono poche piante che sono state in grado di cambiare la storia dell’umanità come le patate: originario delle Americhe, infatti, questo tubero una volta impiantato in Europa ha cambiato per sempre le sorti di intere nazioni che fino ad allora avevano visto limitato il loro sviluppo socio-demografico anche perché i terreni freddi e brulli non permettevano di piantare cereali a sufficienza per fornire carboidrati a una popolazione crescente. La patata invece creò una nuova prospettiva di vita, portando ricchezza e prosperità sulle tavole di molti. Ma anche tragedia, perché ad esempio in Irlanda ancora si ricorda la Grande Carestia (in irlandese An Gorta Mór) dovuta ad alcuni anni di cattivo raccolto di patate per colpa di malattie della pianta e politiche agricole sbagliate. Tra il 1845 e il 1849 questo fenomeno portò a conseguenze inimmaginabili, che possono tristemente tradursi nella morte di circa un milione di persone e l'emigrazione all'estero di un ulteriore milione. Oggi sembra un episodio lontano, ma fu proprio la moria del tubero americano in Europa che spinse queste masse a trasferirsi al di là dell’oceano, gettando le basi per quella che oggi è la società americana che proprio da quei migranti affamati discende.

Un altro paese che condivide l’amore per le patate e la migrazione negli USA è appunto la Polonia, nazione che dalla seconda guerra mondiale alla caduta dell’unione sovietica ha vissuto e sofferto anni difficili. È solo dopo la caduta del muro che anche qui si è potuti tornare ad un concetto di azienda privata, ed è proprio in quegli anni di grandi opportunità che il fondatore di Chopin, Tad Dorda capì che c’era un mondo ancora inesplorato, ovvero quello della Vodka Premium. Il famoso distillato, amatissimo in tutto l’Est, è infatti spesso un prodotto povero, e la collettivizzazione dei mezzi di produzione dell’ex URSS aveva portato poche grandi distillerie a gestire il prodotto standard, un unico grande distillato neutro, che poi veniva imbottigliato con etichette diverse dopo un ultimo passaggio di distillazione quasi neutro da parte delle distillerie locali. Invece il nostro protagonista capì che esisteva la possibilità di fare anche per questo distillato quello che nell’Europa occidentale si faceva con il vino: parlare di filiera, di terroir e di qualità. Ed è così che iniziò la sua attività nel 1993 e fu il creando Chopin, la prima super premium vodka, e aprendo la strada a tutti i grandi brand presenti oggi sul mercato.

L’idea era ed è sempre la stessa, splendida nella sua semplicità: Chopin è proprietaria della distilleria e segue ogni passaggio della produzione, dalla coltivazione delle materie prime all’imbottigliamento. Sostiene il «terroir», e tutte le caratteristiche uniche che conferiscono al liquido gusto e consistenza, a partire dalla terra nella quale vengono coltivate le materie prime.

Era il 1997 quando per la prima volta questo distillato di patate arrivò negli Stati Uniti, un mercato in cui paradossalmente la vodka derivata da questa materia prima era caduta in disgrazia. Ma basto far assaggiare questo nuovo prodotto per far capire che il sapore poteva essere più tondo, cremoso e più ricco delle vodke distillate dai cereali, e grazie ad un gusto tutt’altro che neutro Chopin ha in breve tempo conquistato anche gli intenditori di eaux-de-vie e gli amanti dei cocktail.

Occorrono circa 3 kg di patate per produrre una bottiglia da 70 cl di vodka Chopin, che è ad oggi la vodka di patate più premiata al mondo, e provengono tutte da fattorie familiari situate entro 18 miglia della distilleria e coltivate senza prodotti chimici o pesticidi. Dopo la cottura e la fermentazione vengono distillate in piccoli lotti da settembre a dicembre, seguendo la stagionalità della materia prima. Patate, acqua e lievito gli unici ingredienti, distillati quattro volte nell’alambicco a colonna datato 1896.

E se questo vi sembra straordinario, è perché ancora non vi abbiamo raccontato della super raffinata Chopin Family Reserve, prodotta solo con patate novelle raccolte tra luglio e agosto. Queste patate sono più piccole e tenere, e conferiscono un gusto eccezionalmente delicato. Il distillato viene poi lasciato a riposare per due anni in botti di 15 anni per spingere la percezione in posti dove ancora non è mai arrivata assaggiando la vodka.

Di Indira Fassioni