Ponte sullo Stretto, stop al tetto agli stipendi dei manager della Società: è polemica | Schlein: "Governo indecente"
L'ultima bozza del decreto "Asset e investimenti", che lunedì andrà in Cdm, cancella il limite massimo previsto per i compensi di dirigenti pubblici. Le opposizioni insorgono
Tra le opposizioni scoppia la polemica per lo stop al tetto di 240mila euro per gli stipendi dei manager della società Stretto di Messina Spa, incaricata di portare avanti i lavori per il Ponte sullo Stretto. È quanto prevede l'ultima bozza del decreto "Asset e investimenti", che sarà esaminato lunedì dal Consiglio dei ministri. "Indecenti. Dicono che i salari non si fanno per legge, eppure fanno leggi per togliere il tetto massimo ai salari sopra i 240mila euro mentre affossano il limite minimo che chiediamo per non scendere sotto i 9 euro all'ora", ha commentato la segretaria del Pd Elly Schlein.
Cosa dice la bozza del decreto All'articolo 1 del provvedimento si legge che alla società "non si applicano" le disposizioni di alcuni commi del decreto legislativo del 2016, quello che prevede appunto il limite di 240mila euro dei compensi massimi per amministratori, i titolari e componenti degli organi di controllo, i dirigenti e i dipendenti. E tra le opposizioni scoppia la polemica. In altre parole: per la società Ponte Stretto non si applica il limite di 240mila euro previsto per ai compensi di manager pubblici né le procedure per le assunzioni vigenti per le società a controllo pubblico.
Pd: "Salario minimo a modo loro" - "Il salario minimo la destra lo ha fatto. A modo suo. Ha tolto il tetto di 240mila euro per i manager di Stato. A partire da chi dovrà dirigere la società sul Ponte sullo Stretto. Come sempre, ciascuno ha le sue priorità", scrive sui social Arturo Scotto, deputato del Partito Democratico.
Polemica Bonelli-Lega - "La norma prevista nel decreto Omnibus che fa saltare il tetto di retribuzione dei componenti del consiglio di amministrazione del Ponte sullo Stretto è un insulto agli italiani, e di questo il governo e Giorgia Meloni in persona se ne devono vergognare". Lo scrive in una nota Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde e deputato di Avs, che parla anche di una "lobby, capeggiata dal ministro Salvini, che ha voluto trasformare il Ponte sullo Stretto di Messina in una mangiatoia di Stato". Parole che hanno fatto arrabbiare la Lega.
"Bonelli è ossessionato dal ministro Matteo Salvini. Assurdo come non perda occasione per attaccare chi ha sbloccato il Paese e interventi fondamentali per la sua crescita, a partire proprio dal Ponte sullo Stretto che, con buona pace dell'esponente di Avs, è fondamentale per Calabria e Sicilia", dichiara il deputato della Lega Anastasio Carrà, che invita invece il co-portavoce di Europa Verde a parlare della vicenda che ha coinvolto il deputato ex-Avs Aboubakar Soumahoro.
M5s: "Scandaloso" - "La volontà di Meloni e Salvini di concedere una deroga al tetto degli stipendi per i vertici della società 'Stretto di Messina Spa' è scandalosa. Lo scenario è il seguente: Reddito di cittadinanza no, aiuti alle famiglie contro il caro-vita no, sostegni contro il caro-mutui nemmeno, interventi per attenuare il costo della benzina neanche a parlarne. Questa destra gli unici favori li fa ai soliti noti e a chi ha già", sostiene Agostino Santillo, coordinatore del comitato Infrastrutture del M5s e vice-capogruppo pentastellato alla Camera.
Iv: "Si mettano risorse sull'opera, non sugli stipendi" - "Il Ponte sullo Stretto deve essere realizzato subito. Il governo Meloni metta le risorse sull'opera, non sullo stipendio ai manager - attacca la senatrice Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva -. Azzardo una previsione. Viste le capacità di Salvini, il Ponte non si farà e l'unica cosa che rimarrà di questa vicenda saranno gli stipendi d'oro ai manager della società. Il tetto dei 240 mila euro introdotto dal governo Renzi è sacrosanto, fuori da ogni logica farlo saltare".
Azione: "Misure che alimentano fratture" - Interviene nel dibattito anche Daniela Ruffino, deputata di Azione: "Non basta la lunga astinenza dal potere a spiegare una qual certa protervia nel modo di ricreare disuguaglianze sociali o di crearne di nuove. Misure come quella adottata per i manager del Ponte sono fatte per alimentare fratture e risentimento sociale. Se c'è qualcuno che soffia sul fuoco del malcontento sociale bisogna cercarlo nella maggioranza e nel governo".
SU TGCOM24