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Fortnite: sviluppatore crea un museo virtuale sull'Olocausto per sensibilizzare i giocatori

Il game designer Luc Bernard ha pensato di offrire agli utenti dello sparatutto la possibilità di conoscere la storia di questo tragico evento

Ufficio stampa

I videogiochi sono spesso demonizzati e oggetto di polemiche infondate, specie quando si tratta di franchise popolari capaci di attirare l'attenzione di molti giocatori. Eppure, molti di essi celano un enorme potere educativo che gli addetti del settore stanno cercando di sfruttare al massimo: è il caso di Epic Games, che ha dato il via libera alla creazione del primo Museo dell'Olocausto all'interno di Fornite per sensibilizzare i suoi utenti nel comprendere più a fondo i dettagli di questa tragica vicenda.

La decisione è stata annunciata su Twitter dallo sviluppatore britannico Luc Bernard. "Siamo super orgogliosi di essere i primi a portare una cosa del genere agli oltre 400 milioni di giocatori di Fortnite", ha dichiarato lo sviluppatore. "L'80% degli americani non ha mai visitato un museo sull'Olocausto. Questo gesto può cambiare le carte in tavola".

Il Museo dell'Olocausto dello sparatutto battle royale presenta una serie di reperti che fanno luce su vari aspetti di questo periodo oscuro della storia. I visitatori possono esplorare sezioni dedicate a eventi specifici, come la Notte dei cristalli, un agghiacciante ricordo dei violenti pogrom anti-ebraici che ebbero luogo in Germania nel 1938. Inoltre, il museo approfondisce le esperienze meno conosciute (ma altrettanto significative) degli ebrei in Tunisia e in Grecia durante l'Olocausto, evidenziando le difficoltà e la resistenza di queste comunità.

L'idea è figlia del precedente progetto di Bernard, Light in the Darkness: si tratta di un'avventura grafica incentrata sulle esperienze di una famiglia ebrea perseguitata dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Bernard aveva dichiarato di essere convinto che molti giochi tendessero a edulcorare gli orrori dell'Olocausto, facendoli sembrare meno tragici al punto da negarne quasi l'esistenza. Con Light in the Darkness, lo sviluppatore aveva infatti cercato di offrire una rappresentazione concreta del triste destino affrontato in Europa dagli ebrei quando i nazisti li hanno sistematicamente sradicati, causando la morte di circa il 66% delle persone durante l'Olocausto.

La creazione del museo virtuale all'interno dello sparatutto è un'estensione degli sforzi di Bernard per offrire esperienze di gioco educative su questo terribile momento storico, affinché non perdano il loro enorme valore storico e umano, di fronte all'avanzare della tecnologia.

All'inizio di quest'anno, Bernard aveva confidato una serie di timori per il potenziale uso improprio dell'intelligenza artificiale per minare la verità storica dell'Olocausto, sottolineando come i contenuti generati artificialmente dagli utenti potessero distorcere le prove visive esistenti e mettere in discussione l'autenticità degli eventi.

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