nell’ambito del laboratorio di Doll Therapy

Lecce, Barbie nelle Rsa aiuta le malate di Alzheimer

"La reazione delle ospiti è stata sorprendente, al di là di ogni previsione possibile", spiegano dalla residenza San Raffaele di Campi Salentina, dove si svolge il laboratorio di Doll Therapy

© Ufficio stampa

Un modo di tornare ragazze, con la bambola che da piccole le ha fatte sognare una vita da adulte. E' un viaggio nei ricordi d'infanzia quello che riguarda le ospiti della Rsa San Raffaele di Campi Salentina, in provincia di Lecce, dove gli operatori della struttura, sulla scia del fenomeno Barbie, ne hanno regalato alcune a un gruppo di pazienti con Alzheimer. "Il risultato è stato sorprendente, - spiega Irene Patruno, educatrice professionale della residenza, - come se avessero riallacciato le fila del tempo". "Le pazienti che hanno scelto Barbie, sempre diffidenti nel corso delle sedute precedenti, - aggiunge Patruno - avevano senza dubbio un trascorso personale legato a questa bambola tant'è che hanno preso a rapportarcisi come se non avessero mai smesso di farlo, improvvisando acconciature, cambi d'abito e dialoghi forse mai davvero dimenticati". Tutto questo è avvenuto nell'ambito del laboratorio di Doll Therapy.

A Lecce Barbie entra nelle Rsa per "curare" le pazienti affette da Alzheimer -

 La Doll Therapy nasce all'interno della terapia del giocattolo, diffusasi negli anni '80 in America e in Australia e che prevede l'utilizzo di una bambola da parte del paziente da maneggiare e accudire: un modo per favorire sentimenti positivi come sicurezza e serenità, riducendo al contempo quelli negativi come l'irritabilità.

Gli studi su questo tipo di terapia non farmacologica si devono, già a partire dagli anni '60, allo psicologo e psicoanalista John Bowlby e alla sua teoria dell'attaccamento. Secondo lo studioso, il desiderio di vicinanza e sostegno che un bambino prova da piccolo verso i genitori può anche avvalersi di un oggetto, favorendo una forma di interazione più intensa con gli altri.

La demenza senile è una patologia neurodegenerativa che determina una riduzione graduale e irreversibile delle facoltà cognitive, la forma più comune è quella di Alzheimer, che colpisce in Italia circa 600mila persone, mentre il World Alzheimer Report parla di 46milioni di persone colpite nel mondo nel 2015 che diventeranno oltre 131,5 milioni nel 2050.

"La Doll therapy, o terapia della bambola, rientra nei cosiddetti interventi non farmacologici utilizzati nel trattamento delle demenze - specifica la dottoressa Maria Giovanna Pezzuto, psicologa della Rsa salentina, - il contatto visivo e corporeo, la manipolazione tattile e il dialogo con la bambola possono stimolare i processi cognitivi e la memoria, facilitare il dialogo, la capacità relazionale, il rilassamento e i processi emozionali, diminuire i disturbi comportamentali e del sonno, l'irritabilità e il senso di depressione".

La Barbie ha fatto ancora di più. Ha eliminato la patina di grigio e apatia dal volto delle pazienti solitamente poco collaborative alle terapie manuali, regalando immaginazione e colore. Facendo immaginare anche una vacanza al mare a bordo di una spider decappottabile o una gita in montagna con una roulotte lucente come una reggia. E' risultata potenziata nelle pazienti anche l'autostima, tanto che una delle ospiti all'affermazione di una operatrice "ma quanto sei bella" ha risposto "ma certo, lo so".

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