8 bit di potenza, cinquantaquattro colori a disposizione e soli 2 KB di RAM: sono le specifiche di base di una delle console più importanti della storia dei videogame che ha debuttato sul mercato esattamente quarant’anni fa, nell'estate del 1983. Parliamo del Family Computer - o "Famicom" - un nome amichevole dietro cui si nasconde tutta la voglia di Nintendo di lanciarsi a testa bassa nel mercato dei videogame "domestici" dopo essere stata "semplicemente" una software house.
Le virgolette sono d’obbligo, visto che la società di Kyoto in quegli anni ha lanciato sul mercato icone dei videogame come Mario e Donkey Kong, fornendole poi in licenza su console come Atari 2600 e Colecovision (senza contare diverse conversioni per home computer).
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Proprio a fronte del grande successo di giochi come Donkey Kong, in presidente di Nintendo Hiroshi Yamauchi decide di mettere in produzione una propria console, incaricando del progetto l’ingegnere Masayuki Uemura. Nato inizialmente come computer a 16 bit con tanto di tastiera e floppy-disk, il progetto Family Computer viene poi "dirottato" da Yamauchi stesso verso una più classica console a cartucce usando come base l’hardware da sala giochi di Donkey Kong e Popeye.
Il risultato è una console economica ma sufficientemente potente da permettere a Nintendo di proporre a casa dei videogame di qualità analoga a quanto visto nelle sale giochi di quegli anni. Come sistema di controllo viene riciclato lo schema con croce direzionale e pulsanti già collaudato con successo nella gamma di videogiochi tascabili Game & Watch di Nintendo stessa, un’operazione che dà vita al primo vero joypad della storia.
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E i giochi di lancio? La scelta ricade su una tripletta non troppo variegata, ovvero Donkey Kong, Donkey Kong Jr. e Popeye (gioco su licenza basato su Braccio di Ferro): una selezione che inizialmente lascia freddi i giocatori giapponesi al momento del lancio nel luglio del 1983. Fortunatamente le cose migliorano rapidamente sia con le altre produzioni Nintendo (tra cui un certo Mario Bros., prima di diventare "Super"), sia con importanti accordi che Yamauchi stringe con software house come Taito, Capcom e Konami per avere così un importante flusso di videogame sulla piattaforma.
In un anno le vendite del Family Computer decollano e Nintendo può iniziare a pensare in grande, avviando i piani per sbarcare nei più difficili mercati occidentali, in quegli anni afflitti dal cosiddetto "grande crash" del 1983 (un crollo del mercato dei videogame dovuto a una grande frammentazione del mercato) e scossi dall’arrivo di personal computer a basso costo come Commodore 64 e ZX Spectrum.
Ci vuole un po’ per avere il Family Computer in occidente: negli Stati Uniti viene lanciato nel 1985 mentre in Europa addirittura un anno più tardi, accompagnato da quel best-seller di Super Mario Bros. Nel frattempo la console è stata trasformata da Nintendo per risultare più appetibile sui suoli statunitensi ed europei: via il design bianco e rosso in favore di una scocca grigia con tanto di sportelletto per inserire le cartucce.
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Cambiano anche i joypad, più squadrati e privati nel frattempo del microfono presente nella versione giapponese, e il nome, che passa da "Famicom" a NES, ovvero Nintendo Entertainment System, un nome che da solo riesce a risollevare il mercato delle console negli Stati Uniti, ottenendo al tempo stesso vendite eccellenti in Europa, Italia compresa, dove la console fu distribuita da Mattel e fu "spinta" persino da testimonial come Jovanotti.
Da notare l’ampia gamma di periferiche create per Famicon e NES, tra cui il Famicom Disk System (ovvero un lettore di floppy disk rimasto confinato al solo Giappone), la famosa pistola Zapper e il particolarissimo robot R.O.B. da usare con pochi giochi dedicati. Al termine della sua gloriosa carriera la prima console Nintendo (NES o Famicom che sia) ha piazzato oltre sessanta milioni di pezzi e ricevuto una libreria di oltre settecento giochi: un inizio eccezionale per la carriera di produttrice hardware per la società di Super Mario che tra alti (tanti) e bassi (pochissimi) ancora oggi riscuote un enorme successo nei mercati di tutto il mondo.