Gli Stati Uniti stanno dando la caccia al malware cinese in grado di mandare all'aria le operazioni militari americane. Lo riporta il New York Times citando alcune fonti, secondo le quali gli 007 ritengono che il malware possa dare alla Cina il potere di distruggere o rallentare eventuali dispiegamenti militari americani, incluso nel caso di una mossa di Pechino contro Taiwan. Il malware, definito da una fonte del Congresso una "bomba a orologeria", sarebbe nascosto nelle reti che controllano l'energia, i sistemi di comunicazione e le forniture di acque che alimentano le basi militari negli Stati Uniti e nel mondo
A preoccupare la possibilità che il codice maligno possa avere effetti ben più ampi oltre a quelli militari: le reti elettriche e idriche che servono le basi infatti sono le stesse usate per gli americani comuni.
Taiwan, gli Usa sfidano la Cina -
L'indiscrezione del New York Times sulla caccia al malware cinese arriva mentre gli Stati Uniti, sfidando Pechino, approvano l'invio di 345 milioni di dollari di armi a Taiwan in modo da rafforzare le sue difese a fronte dell'intensificarsi dell’attività militare cinese nello stretto. L'ira della Cina è stata immediata: "Ci opponiamo fermamente ai legami militari e alla vendita di armi" a Taipei, ha affermato il portavoce dell'ambasciata cinese a Washington Liu Pengyu. "Gli Stati Uniti devono smetterla di creare nuovi fattori di tensione e di mettere a rischio la pace e la stabilità nello stretto di Taiwan", ha aggiunto Liu. Taipei invece ringrazia Washington per "il suo fermo impegno alla sicurezza" dell'isola e la fornitura di "importanti strumenti di autodifesa".
Il nuovo pacchetto di aiuti a Taiwan è il primo con cui il Pentagono invierà direttamente all'isola armi dal suo arsenale, nell'ambito dei poteri concessi lo scorso all'amministrazione dal Congresso e già usata per l'Ucraina. A Taiwan saranno inviati, secondo quanto riferito da alcune fonti, armi e sistemi missilistici antiaereo a corto raggio trasportabili a spalla. Strumenti che si andranno ad aggiungere ai quasi 19 miliardi di dollari di vendite militari già approvate dagli Usa per Taipei,
che però sono rimaste vittime di ritardi nelle consegne a causa dei problemi alle catene di approvvigionamento causati dal Covid, esacerbati poi dalle pressioni sull'industria della difesa provocate dalla guerra della Russia in Ucraina.
Pur cercando di stemperare i toni e mantenere aperti i canali di comunicazione, l'amministrazione Biden non molla su Pechino e punta a contenere le sue ambizioni nell'area dell'Indo-Pacifico, dove il capo del Pentagono Lloyd Austin e il segretario di Stato Blinken sono in queste ore impegnati in una missione per rafforzare la cooperazione con l'Australia e, quindi, rafforzare il fronte anti-Cina.