LA STORIA DI BARBARA

Bimba morta per diagnosi sbagliata, la madre: "Risarcimento ridotto dopo la nuova gravidanza? Offesa al mio dolore"

La richiesta dei legali del policlinico Sant'Orsola ha lasciato incredula Barbara Speranza: "Mi hanno strappato via mia figlia e ora devo anche giustificarmi per la nascita di mio figlio"

"Mi hanno strappato via mia figlia e ora dovrei anche giustificarmi per la nascita di mio figlio. Ho trovato la forza di mettere al mondo questo bambino, ma con questo vogliono demolirmi psicologicamente". È incredula e ferita Barbara Speranza, la madre della bimba morta a 4 anni al policlinico Sant'Orsola di Bologna per una diagnosi sbagliata. Il suo caso fu trattato come una banale gastroenterite, e invece era un'occlusione intestinale. Tre medici - un pediatra, un radiologo e un chirurgo - sono stati condannati in primo grado per omicidio colposo. Nel procedimento civile, l'ospedale ha chiesto al giudice di ridurre il risarcimento a Barbara perché a un anno dalla tragedia ha avuto un'altra gravidanza.

"Sono su una lastra di cristallo" - Al Corriere della Sera la madre esprime tutto il suo sconcerto per la richiesta dei legali dell'ospedale. "Vivo camminando su una lastra di cristallo da quel 21 ottobre 2020", giorno della morte della sua bimba. "Voglio che il mio bambino cresca sereno e felice, ma io ora vivo esclusivamente per lui. Non ho più nessun desiderio per me, e rispetto alla vita mi sento una mera spettatrice. Quanto all'avere avuto un altro figlio, si tratta di una reazione che definirei automatica", spiega la donna.

Una storia simile alla coppia australiana che perse tre figli sul volo Malaysia Airlines abbattuto nel 2014, e che ha avuto una bambina nel 2016. O ai genitori di Alfred, Agnes e Alma Povlsen, morti negli attacchi del 21 aprile 2019 in Sri Lanka, che a 11 mesi dalla tragedia hanno avuto due gemelline. "Gli esempi sono infiniti eppure nessuno si è sentito autorizzato a sminuire il loro dolore, cosa che il Sant'Orsola ha fatto con me", accusa Barbara.

"Nessuno deve permettersi di giudicare né misurare il dolore di una madre che ha perso un figlio. Io e mia figlia eravamo una cosa sola, eravamo molto unite. A volte mi sembrava la mia migliore amica e io ora sono una persona completamente amputata", aggiunge Barbara. Come sottolinea il Corriere della Sera, il policlinico preferisce non rilasciare dichiarazioni. "Secondo loro io starei bene perché dopo ho avuto un altro bambino, quindi il mio dolore e il mio risarcimento deve essere contenuto", spiega ancora la mamma.

Il ricordo di quel 21 ottobre 2020 - "Avevamo trascorso diverse ore in pronto soccorso il giorno precedente. La diagnosi era stata subito di gastroenterite e lo è rimasta fino alla fine, nonostante i sintomi fossero altri e nonostante mia figlia fosse stata operata all'addome a pochi mesi, fatto che la classificava come soggetto ad alto rischio per la formazione di volvoli e occlusioni intestinali", dice ancora la mamma al quotidiano.

L'indagine - "L'unico contatto che ho avuto con il Sant'Orsola poche ore dopo la tragedia è stato con il primario del pronto soccorso pediatrico: mi ha chiamato esprimendo il suo dispiacere, promettendomi che avrebbe contribuito a fare giustizia affinché i responsabili venissero individuati e sanzionati". E poi? "Tutto ciò in realtà non è mai accaduto. Dopo il mio rifiuto di lasciar fare all'ospedale, l'unica cosa che hanno saputo fare è stata accordarsi per ricostruire i fatti in maniera distorta, tanto che a settembre inizierà il procedimento bis per i favoreggiamenti", accusa infine Barbara.

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