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Pnrr, dalle infrastrutture ai servizi sociali: ecco le misure che saltano

Più risorse alle imprese per l'efficienza energetica ma meno per welfare, sanità e servizi. Cambia il Superbonus

Sono nove  le misure "definanziate" dal Pnrr per un ammontare complessivo di 15,9 miliardi. E' quanto previsto dalla proposta di modifica del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza armonizzato con il RepowerUe, approvata dalla cabina di regia, che Fitto presenterà alla Camere martedì prossimo, per essere formalmente recapitata alla Commissione Europea entro la fine di agosto.

Efficienza energetica, servizi sociali e rigenerazione urbana - Nel dettaglio le rimozioni riguardano interventi per la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica dei Comuni (6 miliardi), progetti di rigenerazione urbana per 3,3 miliardi, piani urbani integrati per 2,5 miliardi, gestione del rischio di alluvione e del rischio drogeologico per 1,287 miliardi, idrogeno in settori hard-to-abate da 1 miliardo, servizi e infrastrutture sociali di comunità  per 725 milioni.

Il welfare e la Sanità -  Il capitolo Sanità è uno dei più indietro nella spesa delle risorse del Piano, tra costi lievitati fino al 66% e difficoltà ad avviare i cantieri. E dalla revisione del governo una parte degli obiettivi esce ridimensionata o rinviata. Vale, in particolare, per la medicina territoriale: le case di comunità, le nuove strutture di assistenza primaria e prevenzione, fondamentali per anziani e fragili, scendono a 936 dalle 1.350 previste nella vecchia versione; gli ospedali di comunità da 400 a 304, puntando a ristrutturare edifici già esistenti; gli interventi antisismici sulle strutture sanitarie da 109 a 87. Daccapo, il governo assicura che i progetti saltati verranno recuperati con risorse “ordinarie”. Slitta di sei mesi, a metà 2026, l’obiettivo delle persone assistite in telemedicina e cambia anche il fascicolo sanitario elettronico, la cartella che dovrebbe contenere tutta la storia clinica dei cittadini: si inizierà con i documenti già digitali, escludendo la conversione di quelli cartacei.

Il territorio: escono dal Piano le aree più a rischio - Tra i progetti stralciati dal Pnrr, in gergo tecnico “definanziati” per problemi di costo o di realizzazione, spiccano quelli che riguardano la cura del territorio. Fuori dal Piano la metà dei fondi dedicati alla prevenzione del dissesto idrogeologico, 1,3 miliardi di euro, proprio mentre l’Italia si scopre fragile di fronte al cambiamento climatico. Saltano 6 miliardi che erano stati previsti per interventi di resilienza e valorizzazione dei piccoli Comuni, oltre 30 mila micro progetti, molti dei quali per la messa in sicurezza di strade. Così come un totale di 5,8 miliardi per la rigenerazione di periferie e aree degradate dei centri maggiori, tra cui i “piani integrati” delle 14 città metropolitane i cui lavori andavano assegnati entro ottobre. 

Infrastrutture - Penalizzati alcuni interventi infrastrutturali: il collegamento ferroviario Roma-Pescara esce dal Pnrr, ma escono anche due lotti della Palermo-Catania: le relative risorse saranno utilizzate su altri lotti delle tratte Napoli-Bari e Palermo-Catania, rispettando così il vincolo della destinazione al Sud. Saltano promozione di impianti innovativi (incluso offshore) per 675 milioni, valorizzazione dei beni confiscati alle mafie per 300 milioni, tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano per 110 milioni. Nel complesso sono state modificate 144 misure su 349 per permettere al Pnrr di marciare più velocemente e centrare i prossimi target.

Gli asili nido - I quasi 16 miliardi saltati dal Pnrr saranno spostati su altre misure. E' il caso degli asili nido (obiettivo da raggiungere per ottenere la quarta rata) che ottengono 900 milioni in più per far fronte all'aumento delle materie prime e permettere di mandare a buon fine bandi di gara e lavori. 

L’energia: incentivi alle aziende e un nuovo Ecobonus - Nel Pnrr entra un nuovo ricco capitolo, valore 19 miliardi, dedicato a sicurezza, transizione ed efficienza energetica. La declinazione italiana del RePowerEU, varato dopo l’invasione russa dell’Ucraina, si affida soprattutto alle imprese nella convinzione che loro riusciranno a spendere tutti i fondi. E per tempo. Circa 2,3 miliardi sono per potenziare le reti di elettricità e gas,. Altri 6,3 vanno ad incentivi per la transizione verde delle aziende, per la gioia di piccoli e grandi industriali. Ce ne sono poi 4 per l’efficientamento energetico degli edifici pubblici e altrettanti per un nuovo Ecobonus al 100% che però sarà limitato ai redditi bassi. Aiuterà anche il settore dell’edilizia ad assorbire il ridimensionamento del Superbonus. 

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