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Stupro di una jogger nel Milanese, fermato un 27enne nordafricano | E' un pusher della zona, ha confessato

La donna era stata aggredita pochi giorni prima di Natale 2022 mentre correva in un parco a Locate Triulzi

Per lo stupro di una 40enne il 23 dicembre 2022, i carabinieri hanno fermato, su ordine della Procura di Lodi, un 27enne nordafricano irregolare. La violenza si era consumata pochi giorni prima di Natale, quando la donna, che stava facendo jogging al parco a Locate Triulzi, era stata aggredita e violentata. Secondo i riscontri investigativi, il 27enne aveva sorpreso la vittima alle spalle: tappandole la bocca impedendole di chiedere aiuto, l'aveva trascinata nella boscaglia e l'aveva costretta a subire un rapporto sessuale completo. Il fermato è un pusher della zona e ha confessato l'aggressione.

Il fermato è pusher della zona  Abdelfatah Ennakach, il 26enne marocchino fermato dai carabinieri di San Donato, spacciava nella zona dove è avvenuto lo stupro, in particolare "nei pressi della cascina Nesporedo", e "avrebbe molestato sessualmente altre donne nello stesso luogo". Lo scrive il gip di Milano Daniela Cardamone, che ha convalidato il fermo e disposto il carcere per l'uomo (poi il giudice passerà gli atti a Lodi), nell'ordinanza nella quale si indicano, passo passo, tutti gli elementi della serrata e complessa indagine, tra cui testimonianze, tabulati, analisi delle impronte su alcuni oggetti e il match del Dna, che hanno portato al fermo, eseguito tre giorni fa.

Il fermato ha confessato: "Ero ubriaco"   Il 26enne, davanti al gip, ha confessato sostenendo che in quel momento "era ubriaco" e tentando pure di dirsi "dispiaciuto". Agli atti anche la denuncia e il racconto della vittima, "scioccata e traumatizzata per la violenza subita".

Il racconto della vittima  La donna ha raccontato che, mentre stava correndo nei pressi della cascina, è stata aggredita "di sorpresa alle spalle" dall'uomo che le ha chiuso "la bocca per impedirle di urlare" e di "chiedere aiuto". E l'ha, poi, "trascinata con forza nella boscaglia". La vittima, dopo aver chiamato i carabinieri, è riuscita a fornire una sommaria descrizione del violentatore. Le indagini sono partite da alcuni oggetti sequestrati in quell'area: uno scontrino, una busta e una vaschetta. Poi gli investigatori hanno effettuato una serie di appostamenti e raccolto informazioni nella zona, territorio di spaccio.

I clienti del pusher hanno aiutato nell'indagine  Sono riusciti così a risalire all'utenza telefonica di uno dei pusher più attivi, proprio il 26enne marocchino, e i tabulati hanno confermato che l'utenza quel giorno era nella zona della violenza sessuale. E sono stati sentiti, poi, alcuni "clienti" dello spacciatore, che si faceva chiamare "zio" o "Abdul" e che aveva anche un alias di copertura. Dopo quel fatto del 23 dicembre, ha raccontato una testimone, era "sparito dalla circolazione". Anche altri testi, sempre suoi clienti, hanno evidenziato il suo "atteggiamento sessualmente molesto". Una donna ha messo a verbale che nei primi giorni di gennaio sarebbe stata molestata da lui. In un caso aveva pure già tentato di "trascinare via" una donna. Poi, gli esiti degli accertamenti scientifici del Ris di Parma sulle impronte trovate sugli oggetti sequestrati, in particolare sulla vaschetta, hanno confermato che un'impronta apparteneva al 26enne. E le analisi delle tracce biologiche, infine, hanno fornito un'ulteriore certezza sull'identificazione.

Il giudice nel disporre il carcere spiega che il giovane, irregolare e senza fissa dimora, potrebbe scappare e commettere altri abusi. Ha agito, scrive il gip, con una "modalità rapida" e con una "accurata scelta della vittima", quando "non c'erano persone presenti" nella zona.

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