In Italia tra agosto 2022 e marzo 2023 sono stati risparmiati circa 10 miliardi di metri cubi di gas metano pari al 18% in meno dei consumi medi dello stesso periodo rilevati nel quinquennio 2017-2022. Si tratta di un risparmio che supera di circa il 20% (2 miliardi di metri cubi) la riduzione di 8,2 miliardi di metri cubi fissata dal Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale.
È quanto ha calcolato l'Enea, che ha anche evidenziato come la riduzione dei consumi in Italia sia stata superiore alla media europea. Una serie di provvedimenti nazionali ed europei che si è resa necessaria dopo l’interruzione quasi totale dei rapporti di fornitura con la Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina.
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Dopo una prima fase che si potrebbe definire di assestamento allo shock energetico le diminuzioni maggiori sono state registrate nella seconda parte del 2022, a partire dalla riduzione dei consumi del 14% ad agosto (-14,3% a settembre, -24,4% a ottobre, -25% a novembre e -12,3% a dicembre). Nel 2023 i consumi sono calati del 19% a gennaio, del 14,7% a febbraio e del 17,1%. a marzo.
Risultati agevolati dalle indicazioni inserite nel Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale approvato dal governo precedente che ha stabilito l’applicazione di provvedimenti per limitare il consumo di energia per il settore residenziale e terziario. Tra questi, misure amministrative di contenimento del riscaldamento (limiti di temperatura negli ambienti, di ore giornaliere di accensione e di durata del periodo di riscaldamento, in funzione delle fasce climatiche in cui è suddiviso il territorio italiano) oltre che campagne di sensibilizzazione sui comportamenti da adottare.
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Se da una parte i risultati sono stati oltre le aspettative e i paesi europei hanno dimostrato di essere “resilienti”, termine in voga e spesso abusato, dall’altra l’agenzia internazionale dell’energia nel suo ultimo report segnala che nel 2022 il gas liquefatto, chiamato GNL, ha soddisfatto il 35% della domanda dell’Unione europea contro il 12% medio del decennio precedente. Primi fornitori sono diventati Stati Uniti e Qatar di una fonte di energia però più costosa perché tra trasporto e rigassificazione ha costi logistici elevati rispetto al trasporto via tubo.
Il rischio è quindi quello di affrancarsi dal gas e dalla Russia per sbilanciarsi sul GNL e su altri paesi, con la controindicazione economica di prezzi molto più elevati, oltre che regimi di dipendenza che vanno comunque sempre ponderati. Saltando da una fonte fossile all’altra, mentre ogni paese va da sé e alla sua velocità sugli investimenti in rinnovabili.