5 morti e 34 feriti

Mafia, trent'anni fa le stragi di Milano e Roma | Mattarella: "Quel piano eversivo è stato sconfitto"

Nella notte tra il 27 e il 28 luglio 1993 gli attentati in via Palestro e davanti alle basiliche romane. Il Capo dello Stato: "Libertà e democrazia vanno sempre difese"

© Ansa

Trent'anni fa la mafia, dopo la strage di via dei Georgofili a Firenze, colpì Milano e Roma. Quegli attentati "in via Palestro a Milano e davanti alle Basiliche romane di San Giovanni in Laterano e di San Giorgio al Velabro" che fecero 5 morti e 34 feriti, sottolinea oggi il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, furono "una sfida alla nostra convivenza civile" e "un tentativo di minacciare e piegare lo Stato democratico, costringerlo ad allentare l'azione di contrasto al crimine e il rigore delle sanzioni penali". Ma quel "piano eversivo è stato sconfitto".

Mattarella ricorda che "a Milano fu una strage. Persero la vita i vigili del fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, l'agente di polizia municipale Alessandro Ferrari, il cittadino del Marocco Moussafir Driss. Tanti i feriti sia nel Capoluogo lombardo sia a Roma. Alle vittime innocenti dello stragismo mafioso va il deferente pensiero della Repubblica, mentre rivolgo ai loro familiari sentimenti di intensa solidarietà e vicinanza".

Il Capo dello Stato chiarisce quindi che "libertà e democrazia vanno continuamente difese, giorno dopo giorno, dalle varie forme di illegalità, dalle incursioni criminali che toccano anche campi inediti, dai tentativi di sconvolgere la libertà della vita della società e dell'economia. L'esperienza ha dimostrato che sconfiggere le mafie è possibile". Quelle bombe, prosegue Mattarella, erano parte "di una strategia terroristica che ha avuto il culmine negli agguati a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e che è proseguita fino a colpire siti artistici prestigiosi, simboli della bellezza e della storia del Paese, luoghi di significativa identità religiosa".

Si è trattato, per il presidente della Repubblica, di "una sfida alla nostra convivenza civile, di un tentativo di minacciare e piegare lo Stato democratico, costringerlo ad allentare l'azione di contrasto al crimine e il rigore delle sanzioni penali. Fu un piano eversivo che è stato sconfitto. Parlamento, Governo, Magistratura e Forze dell'ordine fecero sì che i capi mafiosi fossero assicurati alla giustizia e gli autori degli attentati in via Palestro, in San Giovanni in Laterano, in San Giorgio al Velabro, condannati. La logica criminale è stata respinta anzitutto dalla civiltà e dalla dignità di un popolo che non ha rinunciato alla propria libertà, che ha saputo esprimere una cultura e una coscienza collettive inconciliabili con la pretesa di sopraffazione e con la disumana violenza insita nelle organizzazioni mafiose. Milano, come Roma, come Palermo, sono state alla testa della reazione sociale e civile".

Si è trattato dunque di "una lezione che conferma come libertà e democrazia vadano continuamente difese, giorno dopo giorno, dalle varie forme di illegalità, dalle incursioni criminali che toccano anche campi inediti, dai tentativi di sconvolgere la libertà della vita della società e dell'economia. L'esperienza ha dimostrato che sconfiggere le mafie è possibile".

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