"Dottore, se mi lascia bere questa tequila, prometto che al mio funerale non tocco un goccio". Bevanda preferita di Frida Khalo, si celebra il 24 luglio l’International Tequila Day, l’evento annuale dedicato allo storico spirito alcolico originario del Messico che affonda le sue origini nella cultura millenaria mesoamericana, quando gli antichi popoli indigeni producevano una bevanda fermentata a base di agave chiamata pulque. Una tradizione che si è evoluta nei secoli, dando vita alla tequila moderna, oggi conosciuta e apprezzata in tutto il mondo.
Origini della tequila
La storia della tequila s’intreccia con quella degli Aztechi: le sue origini risalgono all’epoca precolombiana, intorno al 1000 a.c., quando le popolazioni indigene del Messico consumavano una bevanda fermentata chiamata pulque, ottenuta dalla lavorazione del succo dell’agave, pianta tipica della regione. Non solo: i sacerdoti consumavano il succo d’agave fermentato per indurre una sorta di trance necessaria per comunicare con le divinità, e in particolar modo per compiere sacrifici umani che si tenevano durante i riti religiosi. Veniva fatta bere anche a coloro che stavano per essere sacrificati per stordirli, così che non si rendessero conto della sorte a cui andavano incontro.
La produzione della tequila come la conosciamo oggi ha avuto inizio nel XVI secolo. La tequila moderna nasce grazie alla commistione tra le antiche tradizioni indigene e le tecniche di distillazione introdotte dai conquistadores spagnoli durante la colonizzazione: essi trasformarono la bevanda in un super alcolico complesso seguendo il principio della distillazione del vino.
Nel 1512 venne poi fondata la città di Tequila, dove si iniziò a distillare un’acquavite con questo nome, anche se la data certificata dell’inizio della produzione della tequila è il 1795, in cui venne fondata la Jose Cuervo, prima distilleria ufficiale del Messico, di Don Jose de Cuervo, che ancora oggi è il marchio di tequila più conosciuto al mondo.
Come si fa la tequila
Tutto nasce dall’agave, pianta originaria del Messico, ma la tequila viene estratta solo dall’agave tequilana weber azul, conosciuta anche come agave blue, e la zona di produzione principale è lo stato di Jalisco. Lo jimador sceglie con cura le piante mature per poi pulirne il cuore e dopo la raccolta, le piñas vengono rotte e cotte nei forni (hornos) per uno o due giorni. Dopo la cottura, l’agave viene schiacciato nei tahona, vecchi mulini a ruota, per estrarne il succo (aguamiel) che viene poi raccolto in cisterne dove ha inizio la fermentazione, che può durare fino a tre giorni.
Si passa infine alla distillazione: il risultato finale è un distillato con gradazione di 55 gradi, anche se la tequila che troviamo in commercio ha un range che va dai 37 ai 55 gradi.
I dati sulla tequila
C’è da aspettarsi grande festa in Messico, Paese in cui il distillato è nato nel XVI secolo. Ma non solo: si festeggerà anche negli Stati Uniti dove nel 2021 la tequila ha sorprendentemente effettuato il sorpasso sul whiskey diventando il secondo distillato più venduto dopo la vodka, con oltre 300 milioni di litri importati, seguiti da Germania (oltre 10 milioni) e Spagna (poco meno di 9 milioni).
E in Italia? La costante crescita di vendite ha portato il Belpaese ad essere nel 2022 l’8° importatore al mondo di tequila con un volume di 4 milioni e 200mila litri come riportato dal Consejo Regulador del Tequila, l’organo che ha il compito di garantire il rispetto delle rigide norme che regolano la produzione di tequila.
“Si ottiene raccogliendo la piña, ovvero il cuore della pianta, che viene cotto e macinato per estrarne i succhi, i quali poi vengono fatti fermentare con lieviti selezionati” – spiega Riccardo Campagna, drinksetter di Anthology, lo spin off di Mavolo Beverages, azienda specializzata nella distribuzione di bevande, liquori e spirits. “La tequila, per essere definito tale, deve contenere almeno il 51% di agave. Questo tipo di tequila viene definito “mixto”, mentre una tequila d'eccellenza contiene la dicitura 100% agave”.
I cocktail dei barman d’Italia
Spesso alla parola tequila si associa subito il “bum bum” pensando all’intramontabile trio formato insieme a sale e limone, lo shot amatissimo dai giovani che si trasforma in un vero e proprio rituale. All’estero la tequila è molto apprezzata liscia, i gusti italiani tendono invece a preferirla miscelata con la richiesta che aumenta durante l’estate.
Tra i cocktail a base di tequila non si può non citare il Margarita, con le sue varianti estive alla frutta, il Tequila Sour, con il suo caratteristico colore dorato e il Paloma: in particolare, quest’ultimo è più che mai in ascesa, al punto di essere tra i più bevuti e apprezzati soprattutto in estate per la sua freschezza, un cocktail di fama mondiale che incanta con la sua semplicità e il suo equilibrio di sapori unici.
Le ricette: Anthology by Mavolo
Paloma
50 ml di Tequila Don Ramón Punta Diamante Plata 100% Agave blue
100 ml di Pink Grapefruit Le Tribute
5 ml di succo di lime
Sale (opzionale) per decorare il bordo del bicchiere
Spicchio di pompelmo a guarnire
Silver Lining
45 ml di Tequila Don Ramón Punta Diamante Plata 100% Agave blue
20 ml Aperitivo Saler's
20 ml Cocchi Americano
3 pizzichi di bitter alla citronella e al cardamomo
Olio di limone
Guarnizione di fiori edibili
Alted Cocumber Margarita
15 ml di succo di lime
15 ml di Tequila Don Ramón Punta Diamante Plata 100% Agave blue
15 ml di triple sec
Mezzo cetriolo di media-grande dimensione, sbucciato
“Tommy’s Manhattan” - Barman: Mario Farulla, Dirty (Milano)
20ml tequila reposado
20ml rye whisky
20ml Vermouth rosso
20ml succo di lime
10ml miele di agave
“Santa Fe” - Barman: Cesar Araujo, BOB Milano - dalla sezione “Cani Sciolti” del nuovo menu
Mezcal Vida Del Maguey
Cordial BOB by Percentolab
Daikon & Lime Kaffir
“Sage Margarita” - Barman: Matteo Fornaro, Azotea (Torino)
Un twist profumato e fruttato sul Margarita con l’utilizzo, come dice il nome stesso del cocktail, di salvia, che dona una nota erbacea, con la nota dolce e agrumata del Cointreau, oltre che alcolica, quella fruttata dell’ananas e infine acqua di miele e lime, in un perfetto equilibrio tra dolcezza e acidità.
Tequila Cimarron infuso alla salvia
Cointreau
Estratto d'ananas
Acqua di miele
Lime
“Eremita” - Barman: Don Vidura Nilaksha Colambage, Lobby Bar 5*L Il Sereno, Torno (Como)
Il bar manager srilankese propone un menu di signature abbinati agli haiku, componimenti poetici giapponesi nati nel XVII secolo in Giappone. "Anche l’eremita esce a bere notte di luna" è l’haiku che ha ispirato il cocktail, un twist estivo e leggero sul Margarita, in cui il bar manager accosta, alla tequila non invecchiata, la Chartreuse Verte, un liquore alle erbe fatto da monaci certosini in Francia (da qui il legame con il nome del cocktail), il succo di lime presente anche nella ricetta originale, un bitter alla lavanda e uno sciroppo alla vaniglia homemade.
Tequila Silver
Chartreuse Verte
Sciroppo alla vaniglia
Lime
Lavanda
“From Jalisco to Benaco” – Barman: Rama Redzepi, 5*L Grand Hotel Fasano & Villa Principe, Gardone Riviera (Brescia)
Un cocktail estivo, aromatico e dissetante che, proprio come è facile intuire dal nome, unisce la vivace e animata atmosfera del Messico a quella più calma e pacata del Lago di Garda. Se Jalisco, infatti, è il luogo del Messico in cui viene prodotta la tequila, Benaco è il termine latino che indica il Garda.
Tequila infusa con tè bianco, limone e mango
Succo di lime fresco
Soda al pompelmo rosa
Oleo saccharum (preparato a base di kumquat che unisce gli oli essenziali dell’agrume)
Di Indira Fassioni