Dopo 22 mesi di carcere

Egitto, Patrick Zaki torna libero: "Grazie al governo italiano, sabato mattina sarò a Bologna"

Appena liberato, dopo 22 mesi di carcere, il ricercatore universitario ha abbracciato la madre. "Il momento più buio è stata la condanna". Telefonata tra Meloni e Al Sisi

Patrick Zaki è uscito dall'edificio della Direzione di polizia di Nuova Mansura dopo la grazia presidenziale ricevuta mercoledì. Il ricercatore torna in libertà dopo aver scontato 22 mesi di carcere. Appena liberato, dopo aver stretto la mano a un uomo della sicurezza, Zaki ha abbracciato la madre Hala, la fidanzata Reny Iskander, la sorella Marise e il padre George. "Sono veramente felice di essere libero. Un grazie al governo italiano. Penso di arrivare a Bologna sabato mattina, passando per Milano", ha fatto sapere il 32enne. Il ministro Antonio Tajani aveva sottolineato il ruolo chiave giocato dall'Italia per l'ottenimento della grazia.

Le parole di Zaki -

 Subito dopo il rilascio Zaki aveva infatti spiegato di voler "ritornare a Bologna, per essere con i miei colleghi all'università". "Ora il processo è finito e sento che ho il diritto di tornare a vedere i miei colleghi, di presentarmi per ritirare la laurea, di condurre una vita normale a Bologna e spero che questo accada nei prossimi due giorni, tornando in Italia dopo diversi anni di assenza", aveva poi aggiunto il 32enne.

"Due settimane in Italia e poi torno in Egitto per sposarmi" -

 Zaki ha poi spiegato che resterà "a Bologna solo due settimane, poi tornerò in Egitto a causa del mio matrimonio a settembre". "Devo fare alcune cose qui - ha aggiunto -, sarò a Bologna due settimane per incontrare i miei amici, i miei professori, tutte le persone che mi mancano in Italia. Dopo il matrimonio in Egitto sicuramente tornerò in Italia per riprendere i miei studi e la mia vita a Bologna".

"Il momento più buio è stata la condanna" -

 Zaki ha dichiarato inoltre che "il momento più difficile è stato dopo il verdetto" di martedì perché "non mi aspettavo una sentenza così pesante. Sentivo che sarei tornato di nuovo nella tempesta: carcere e attesa, e che il mio futuro era bloccato. Ancora prigione e poi il divieto di viaggiare".

Meloni sente Al Sisi: la grazia a Zaki gesto molto apprezzato -

 "Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto una conversazione telefonica con il Presidente dell'Egitto Al Sisi, in particolare per ringraziarlo per la grazia concessa a Patrick Zaki, un gesto di grande importanza che è stato molto apprezzato in Italia". Lo riferisce una nota di Palazzo Chigi. La telefonata fra il premier Giorgia Meloni e il presidente dell'Egitto Al Sisi "è stata anche un'occasione per approfondire alcuni temi bilaterali e per fare un punto in vista della Conferenza sullo sviluppo e migrazioni di domenica a Roma dove l'Egitto sarà rappresentato dal Primo Ministro Madbouly. E' stato espresso l'auspicio da entrambi i leader di poter presto avere una occasione di incontro". 

Amnesty: "Ora auspichiamo che Zaki possa viaggiare" -

 "Ottima notizia. Ora auspichiamo che possa presto beneficiare della libertà  di viaggiare e che questa comprenda ovviamente quella di viaggiare dall'Egitto ma anche di tornarvi ogni volta che lo desidererà ". E' il commento di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, al rilascio di Patrick Zaki in Egitto.

La vicenda di Patrick Zaki -

 A dicembre del 2021, dopo quasi due anni di detenzione preventiva, era stato scarcerato, pur continuando a restare sotto processo. Ragion per cui la sua laurea al master di Bologna il 5 luglio, con 110 e lode, è avvenuta a distanza, in videocollegamento. Martedì era giunta la condanna: la Corte d'emergenza di Mansoura l'aveva condannato a tre anni di carcere di cui, considerando i 22 mesi già trascorsi in custodia, avrebbe dovuto scontare 14 mesi. L'accusa: "diffusione di notizie false sulle condizioni interne del Paese", per un articolo sui diritti dei cristiani copti pubblicato nel 2019. Trattandosi di un tribunale di emergenza, la sentenza in base alla legge egiziana era inappellabile, ma il gruppo Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), con cui Zaki aveva collaborato e che lo ha rappresentato al processo, aveva spiegato che "una sentenza non diventa definitiva fino a quando non viene ratificata dal presidente della Repubblica, che ha il potere di approvarla, annullarla o modificarla, oltre a quello di emettere la grazia presidenziale". La grazia da parte di Abdel Fattah Al Sisi è giunta nel pomeriggio di mercoledì.

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