JAZZ MEETING

A "Jazz Meeting" Laura Fedele racconta il nuovo album delle Jolly Shoes Sisters

La cantante a Tgcom24 parla di "Shake Your Shimmy", ultimo lavoro pubblicato in coppia con Veronica Sbergia

di Giancarlo Bastianelli

© Ufficio stampa

Un album con due grandi voci femminili, gradevole all’ascolto “Shake your Shimmy”, pubblicato dalla Abeat, nuovo lavoro delle Jolly Shoes Sisters ovvero: Laura Fedele e Veronica Sbergia entrambe cantanti ma anche polistrumentiste, che hanno dato vita a un album estremamente originale, le cui sonorità attingono dalle musiche americane dei primi decenni del '900 intrise di quel blues che la critica definisce “padre di tutti i generi musicali”. Un progetto tutto al femminile, ricco di spunti come ci conferma Laura Fedele, gradita ospite a “Jazz Meeting”.

"Si indubbiamente - dice Laura Fedele -, il progetto è ideato e pensato al femminile, è un duo di donne, quindi ci viene spontaneo rimarcare questa caratteristica che troviamo spesso anche nei testi delle nostre canzoni; sia dal punto di vista leggero, come nel caso dI “Love My Shoes”, riferendosi al nostro nome: Jolly Shoes Sisters, ma anche nel lato più impegnato, come quando ad esempio trattiamo il tema della discriminazione sessuale, della vessazione e della privazione della libertà delle donne".

Laura, fin dai tempi del tuo esordio al Festival di Sanremo convivono in te le figure della cantante e della musicista...

Per quanto mi riguarda l’aspetto di cantante e quello di musicista convivono da sempre, ho iniziato prima a suonare il piano poi a cantare, ma per me essere cantante e musicista è un tutt’uno. Ho sempre amato lavorare con le voci, nel caso delle Jolly Shoes Sister Veronica è perfetta dal punto di vista sia canoro che musicale: io con il piano faccio i bassi e le armonie, lei segna il ritmo con la washboard, creando un suono ideale per quello che è il nostro repertorio, che per gran parte si ispira alla musica dei primi decenni del ‘900. Ci sono nel disco anche diversi miei brani, mentre la canzone inziale “The Jar” è firmata da me e da Veronica.

Diversi ospiti in questo vostro lavoro...

In “Like Aretha Used To Sing” singolo apripista del quale ti parlavo in una precedente intervista è ospite Enrico Rava che suona il flicorno, mentre in “Love My Shoes” c’è Lucio Fabbri della PFM al Violino; nostro ospite anche Mario Brioschi che suona la tromba, ma anche il polistrumentista Marco Porro ai fiati con clarinetto e sax. Ho curato gli arrangiamenti, nell’album suono anche le percussioni in particolare con “It Wasn’t Me” abbiamo voluto dare un’impronta che attinge alla tradizione della musica americana in generale, ma anche al patrimonio musicale del grande Tom Waits, nel brano abbiamo usato come effetto speciale il rumore di un vecchio libro, scelta se vogliamo fuori dagli schemi, ma che dà un tocco ulteriore di originalità all’intero lavoro. Nella musica delle Jolly Shoes Sister, il blues è importante: è come un spirito che aleggia ma che è sempre presente. Il disco è molto piaciuto al pubblico, nei concerti abbiamo sempre un successo calorosissimo; molto spesso la gente che assiste, dice che dalle nostre canzoni giunge a chi ascolta una forte energia.