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Montecitorio, aumento di stipendio per i capigruppo: 2.200 euro in più al mese | FdI, Pd e M5s rinunciano all'indennità

La decisione è stata presa dall'Ufficio di presidenza della Camera. Prevista una indennità anche per i presidenti delle componenti del gruppo Misto, ma sarà ridotta della metà

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L'Ufficio di presidenza di Montecitorio ha deciso, con una delibera, che ai presidenti dei gruppi parlamentari della Camera verrà corrisposta una indennità aggiuntiva pari a 1.269,34 euro netti (2.226,92 euro lordi) al mese. L'indennità è prevista anche per i presidenti delle componenti del gruppo Misto, ma ridotta della metà. Pd e M5s rinunciano all'aumento.

Il ripristino dei vitalizi  La decisione dell'Ufficio di presidenza della Camera arriva dopo che, qualche giorno fa, erano stati ripristinati i vitalizi per gli ex senatori eletti prima del 2012. Vitalizi che erano stati tagliati nel 2018, quando il Parlamento decise di applicare anche ai parlamentari il sistema contributivo, basato sui contributi effettivamente versati, e non più quello retributivo basato sullo stipendio da senatori. La nuova misura prevede che ai capigruppo della Camera sia erogata una indennità pari a quella che già ricevono i presidenti di commissione, pari a 2.226,92 euro lordi al mese (cioè 1269,34 euro nette).

Foti (FdI): "Rinuncio a indennità senza alcuna difficoltà"  Il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Tommaso Foti, ha però annunciato di voler rinunciare all'indennità. In una nota ha infatti spiegato: "L'ufficio di Presidenza della Camera ha stabilito, senza alcun voto contrario, di attribuire ai capigruppo, un'indennità pari a quella percepita dai presidenti di Commissione, la più bassa tra quelle in vigore. Con una sostanziale differenza: quella riconosciuta ai capigruppo non comporta alcun aggravio di spesa al bilancio della Camera. Tuttavia, ritengo che sia giusto lasciare ai destinatari della misura la possibilità di rinunciare alla stessa, cosa che faccio senza difficoltà alcuna".

Silvestri (M5s): non prenderò aumenti  Per il capogruppo M5S alla Camera, Francesco Silvestri, "grazie all'impegno del Movimento 5 Stelle abbiamo evitato spese a carico degli italiani. La proposta alternativa, che il M5S ha fermamente contrastato in collegio dei questori, prevedeva l'introduzione dell’indennità per i capigruppo con costi a carico della Camera e quindi dei cittadini. Abbiamo ottenuto una modifica sostanziale spingendo le forze politiche di maggioranza ad accettare lo schema da noi proposto e a votarlo in Ufficio di Presidenza: le indennità dei capigruppo non devono essere a carico degli italiani ma eventualmente dei gruppi parlamentari. La proposta passata alla Camera è a saldo zero". "Io, Francesco Silvestri, in linea con la mia storia personale e quella del Movimento 5 Stelle, non mi avvarrò in alcun modo di questo aumento e farò in modo che le risorse, proprio come prima che questa delibera divenisse effettiva, vengano utilizzate per lo svolgimento delle nostre battaglie politiche", conclude Silvestri. 

Capogruppo Pd Braga rinuncia all'indennità aggiuntiva  In merito alla questione, anche il gruppo del Partito Democratico rende noto che la sua capogruppo, Chiara Braga, ha deciso di non avvalersi dell'indennità aggiuntiva.

Nessun impatto sul bilancio  Per il 2023 l'indennità aggiuntiva sarà a carico dei bilanci dei singoli gruppi parlamentari. Dal 2024 sarà erogata direttamente dalla Camera. Le risorse necessarie saranno prelevate dal contributo concesso ai gruppi parlamentari. Di conseguenza, è stato spiegato, l'operazione non comporterà variazioni di spesa rispetto al bilancio complessivo di Montecitorio.

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