Primo avviso di garanzia per l'incendio nella Rsa a Milano costato la vita a 6 anziani. A riceverlo è stata la direttrice della struttura, Claudia Zerletti. Stando a quanto emerso, nelle prossime ore anche altre persone saranno iscritte nel registro degli indagati. Le accuse sono omicidio e lesioni colpose plurime e incendio. Al Corriere della Sera parla intanto l'addetto al controllo anticendio in servizio quella notte. Visto il blocco dei sistemi di rilevamento anti fumo, fuori servizio da un anno e mezzo, a vigilare sulla possibile presenza di roghi era una persona che durante la notte faceva la ronda. Ma secondo questa guardia "una sola persona non era sufficiente a controllare due strutture".
Oltretutto, ha spiegato l'addetto, per chi faceva questo controllo erano inibite le stanze, visto che la ronda comprendeva solo le parti pubbliche come le scale e i sotterranei.
Guardia in servizio solo da due giorni -
Quando venerdì 7 luglio è scoppiato il devastante incendio alla "Casa per coniugi" di via dei Cinquecento a Milano, il vigilante era solo al suo secondo giorno di servizio. Lo racconta lo stesso 63enne al Corriere della Sera. Anche lui potrebbe finire nell'inchiesta della Procura che cerca di fare luce sulla strage e confessa i propri timori: "Ho paura di perdere il posto".
"Impossibile controllare da solo tutto" -
L'addetto antincendio lancia anche accuse all'organizzazione del servizio. "Una sola persona a controllare due strutture, era impossibile". Il 63enne dice che avrebbe voluto fare rapporto per segnalare questa carenza di personale, ma il fatto di essere in servizio da poco tempo lo ha fatto desistere. "Era chiaro anche a chi c'era prima di me", aggiunge.
La guardia non poteva entrare nelle stanze -
Il compito dell'addetto di vigilanza non era quello di spegnere incendi ma appunto segnalare l'eventuale presenza di fumo. In caso di anomali doveva dare l'allarme ai numeri di emergenza. "Ogni ora dovevo completare un giro nei sotterranei e ai piani dei degenti delle due Rsa. Ma non avevo le autorizzazioni per entrare nei reparti. Non sono un sanitario, lì entravano solo gli infermieri. Io controllavo solo le scale, le aree comuni e i pianerottoli", ha detto. Le stanze non erano accessibili però è proprio da una di queste, la 605 del nucleo 6 al primo piano, da dove è partito l'inferno. Ormai è accertato che pare essere scoppiato da una sigaretta fumata da una delle due vittime carbonizzate, le altre quattro sono invece morte soffocate dai fumi.
"Avevo controllato poco prima, non c'era niente. Poi quando ero vicino alla reception una delle due vittime ha chiamato dicendo che c'era fuoco", ha detto il vigilante. Ed è a quel punto che lui e la portinaia ecuadoriana salgono a controllare. Era già l'una di notte e i corridoi erano invasi dal fumo. E' stata la portinaia a lanciare l'allarme telefonico al 112 ma ormai la situazione era già fuori controllo.