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Piante in hangover? È colpa delle lampadine a LED

Le luci cittadine fanno continuare la fotosintesi anche dopo il tramonto e al mattino le piante fanno fatica ad assorbire la CO2. A dirlo è uno studio dell’Università di Pisa  

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Di certo non succede perché alzano il gomito, anche se l’effetto è più o meno simile. Già, perché anche le piante possono andare in “hangover”, ma l’alcool non c’entra niente. A far del male al verde urbano sono, pensate un po’, le luci a LED.

La loro “ubriacatura” consiste in una eccessivamente prolungata fotosintesi. A dirlo è una ricerca dell’Università di Pisa sul bioritmo delle piante più presenti nelle città italiane, come platani e tigli. I ricercatori hanno confrontato quindici esemplari per ogni specie, cinque esposti alla luce naturale e dieci a un sistema di illuminazione a Led.

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I dati raccolti hanno mostrato che l’inquinamento luminoso rallenta i riflessi delle piante e fa continuare la fotosintesi anche dopo il tramonto. Il risultato è che al mattino, proprio come noi facciamo fatica a riprenderci dopo una sbronza, le foglie fanno più fatica ad assorbire l’anidride carbonica. Il fenomeno, al contrario, non è stato registrato negli esemplari che sono esposti solo alla luce naturale. Il platano sembra poi risentirne di più. I LED ritardano la sua quiescenza autunnale. In altre parole, gli alberi più vicini alle fonti luminose mantengono parte della chioma anche durante i mesi freddi, diventando però più fragili e vulnerabili alle gelate.

Lo studio fa riflettere perché a causare il danno sono le stesse lampadine che sono state scelte dal 60% dei comuni italiani come nuove sorgenti più sostenibili. Come si fa quindi a conciliare il risparmio energetico con la sopravvivenza delle piante? Per scoprirlo le Università di Pisa e di Firenze hanno presentato un programma di studio intitolato StreeTLAMP, per sviluppare una nuova tecnologia a LED per l’illuminazione cittadina con uno spettro luminoso che sia accettabile anche per le piante. I test si concentreranno ovviamente sul platano. Un possibile rimedio contro questo bizzarro hangover botanico.  

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