L'annuncio dell'Aiea

Giappone: via libera dell'Aiea allo scarico delle acque di Fukushima nell'oceano Pacifico

Le proteste di Pechino, Mosca e Seoul. L'ambasciatore cinese Wu Jianghao: "Tokyo dimostra poco rispetto per la scienza". Critiche anche dai pescatori locali

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Dodici anni dopo il disastro nucleare di Fukushima, il direttore generale dell'Aiea, Rafael Mariano Grossi, annuncia l'intenzione di espellere l'acqua a bassa contaminazione della centrale nucleare nell'oceano Pacifico. In una conferenza stampa tenutasi a Tokyo, l'argentino, a capo dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, ha esposto un rapporto sul programma avanzato dal Giappone negli ultimi due anni. 

Via libera dall'Aiea

Secondo l'Aiea, il piano di Tokyo è in linea con gli standard di sicurezza globali. Grossi si è recato in prima persona in Giappone per presentare al primo ministro nipponico Fumio Kishida il report. Lo scarico dell'acqua trattata avrebbe "un impatto radiologico trascurabile sulle persone e sull'ambiente", afferma il direttore dell'agenzia intergovernativa. La Tokyo Electric Power (Tepco), la più grande compagnia elettrica del Giappone e operatore della centrale di Fukushima, in fase di smantellamento, disporrebbe di oltre 1.000 serbatoi per conservare l'acqua immagazzinata, attualmente al 98% della loro capacità.

Le proteste dei Paesi vicini

Nel frattempo Cina, Russia e Corea del Sud esprimono disappunto al piano di riversamento. L'ambasciatore cinese in Giappone, Wu Jianghao, prima della conferenza stampa di Grossi ha dichiarato la contrarietà del suo Paese al piano nipponico. Egli ha suggerito come potenziale alternativa "un metodo di trattamento scientifico sicuro, trasparente e convincente che altri nazioni possano accettare". "Il Giappone dimostra poco rispetto per la scienza", ha dichiarato Wu, che ha messo in dubbio l'impatto a lungo termine dell'operazione sull'ecosistema marino. Critiche anche dai pescatori locali, preoccupati per il potenziale danno all'industria ittica.

Hayashi: "Il governo fornirà spiegazioni dettagliate"

La risposta giapponese non si è fatta attendere. Il ministro degli Esteri giapponese, Yoshimasa Hayashi, ha detto alla stampa che il governo fornirà prove scientifiche e lavorerà per rafforzare la comprensione della comunità internazionale. L'obiettivo del governo nipponico è quello di non ripetere le tragiche conseguenze del disastro nucleare del marzo 2011, il più grave della storia dopo quello di Chernobyl in Ucraina. All'epoca, furono 55 i paesi che imposero restrizioni all'importazione di alcuni prodotti alimentari dal Giappone. Il primo ministro giapponese, Fumio Kishida, replica così alle accuse di Pechino: "L'esecutivo garantirà che il rilascio dell'acqua sia sicuro e cercherà di ridurre al minimo eventuali danni alla reputazione".

Fukushima, dodici anni dalla catastrofe

Il dibattito intorno al destino delle acque di Fukushima avviene dodici anni dopo il disastro, il più grande della storia giapponese. L'unico, insieme a Chernobyl, ad avere raggunto il livello 7 della scala INES, cioè il livello di gravità massima degli incidenti nucleare. L'11 marzo del 2011, il terremoto di Tōhoku, di magnitudo 9, e il conseguente tsunami, provocarono il surriscaldamento del combustibile nucleare nella centrale. Successivamente, fu il nocciolo dell'impianto a fondersi, seguito dalle esplosioni di idrogeno e le successive emissioni di radiazioni.

La chiusura dell'impianto

Lo smantellamento della centrale, tuttora in corso, comprensivo della rimozione dei detriti prodotti dal combustibile esausto, potrebbe durare fino al 2051. Le autorità giapponesi all'epoca ordinarono l'evacuazione di circa 1500000 residenti entro un raggio di 20 chilometri da Fukushima, che dovettero lasciare le proprie abitazioni. A differenza di quanto avvenne a Chernobyl, non vi fu un incendio con immissione di grandi quantità di radionuclidi nell'atmosfera, ma un rilascio di elementi radioattivi nell'oceano. La contaminazione da perdite d'acqua radioattiva verso il sottosuolo e l'ambiente oceanico è ancora esistente, e vi sono incertezze e preoccupazioni riguardo alla sua evoluzione.