Spiagge che sembrano dipinte di turchese, campagne color oro a perdita d’occhio, palazzi ocra di tufo onnipresente con decorazioni opulente: Lecce è una capitale del Barocco e la sua interpretazione dello stile dell’epoca l’ha resa capitale del cosiddetto Barocco leccese. Il suo centro storico accoglie il viaggiatore con una bellezza appariscente che si scopre per strada, fra le chiese e i balconi, i portali e gli elementi decorativi, e che poi si estende anche ai vicini borghi antichi, alle spiagge salentine in cui la natura ha posizionato proprie opere d’arte.
All’arrivo in città si nota l’imponente Castello di Lecce o di Carlo V, rimaneggiato dall’ingegnere Gian Giacomo dell’Acaya per volere dell’imperatore asburgico nella prima metà del 1500 per farne una vera e propria fortezza militare (da baluardo principesco qual era precedentemente), per difendere il territorio dai pericolosi attacchi provenienti dal mare. E’ quadrangolare ed ha un bastione a ogni angolo.
Uscendo dal Castello ci si imbatte nella Piazza Sant’Oronzo, l’ombelico della città, scenografica come un salotto buono, luogo d’incontro ordinato e accogliente; è qui l’Anfiteatro Romano del II secolo, come la seicentesca Colonna di Sant’Oronzo, il Sedile (o meglio il Palazzo del Seggio) un esempio di ispirazione gotica e rinascimentale a cui si affianca la chiesetta di San Marco. Passeggiando libero per i vicoli il nostro viaggiatore arriva alla Basilica di Santa Croce, esempio del Barocco leccese che abbonda di ornamenti e di decorazioni uniche: nella facciata spicca il rosone con i suoi intrecci di alloro e bacche, ma appena varcato l’ingresso l’attenzione sarà rapita dalla ricchezza di dettagli, dallo sfarzo delle sette cappelle per lato (nelle quali si trovano splendidi altari riccamente decorati) e dalla pienezza del soffitto a cassettoni in noce.
Entrando in piazza Duomo colpisce la scenografia barocca raffinata con il campanile (alto 72 metri), la Chiesa del Duomo, l’Episcopio dell’Arcivescovo e il Museo Diocesano, piazza caratterizzata dai colori caldi delle facciate in tufo. Quello che un tempo era il “cortile del Vescovado” perché chiuso fra palazzi religiosi come se fosse un chiostro a uso delle attività ecclesiastiche - una sorta di microcosmo interno alla città - nel 1600 fu trasformato e reso architettonicamente più ricco e adeguato all’alta posizione socio-politica nel Regno di Napoli.
Ma la nobiltà che Lecce trasmette non deriva soltanto dalla dominazione, bensì anche dal paesaggio incantevole delle sue distese a tratti verde a tratti color oro che giungono fino al litorale per lasciare il posto a spiagge sabbiose e mare cristallino. Un orizzonte green punteggiato da ulivi a perdita d’occhio si ammira nei pressi del borgo di Acaya (un esempio da non perdere di città fortificata del 1500); all’Acaya Golf Resort, dove il viaggiatore soggiorna divertendosi giocando a golf in un campo a 18 buche o facendo jogging su 120 ettari di natura ventilata da brezza di mare, oppure impegnandosi in escursioni a cavallo o in bicicletta fino alla spiaggia (alla quale i più pigri arrivano con la navetta), senza mai trascurare di concentrarsi sul proprio benessere (www.acayagolfresort.com). Arriva il momento della cena e l’indirizzo a cui recarsi è quello del ristorante Gian Giacomo con i sapori intriganti a base di prodotti locali rigorosamente di stagione, immersi in un allestimento seducente.
Sveglia di buon mattino, il piacere della vacanza si sposta sulle spiagge, comode e attrezzate quelle in prossimità di San Cataldo, con acqua trasparente da far venire voglia di non andarsene più; l’Ultima spiaggia della Cesine ha sabbia bianca finissima e un aspetto selvaggio, benché sia ben servita e accessibile a tutti, piatta e con fondali bassi a misura di bambini; qualche chilometro più a sud si trova la straordinaria spiaggia di Torre dell’Orso coi suoi noti faraglioni detti “Due sorelle” e la sua baia a mezzaluna con dune di sabbia chiarissima, incastonata fra due scogliere, oltre le quali si possono esplorare grotte marine e insenature riservate, spettacolari da rimanere senza fiato. Non distante si trova l’imperdibile la cala di Torre Sant’Andrea, a Melendugno, fra sabbia e rocce scolpite così perfettamente dalla natura da ritenerle opere d’arte. I faraglioni, che si ergono come fossero fieri giganti nell’acqua verde smeraldo o turchese chiaro, rimangono un’attrazione sia per chi ama il mare sia per chi invece adora il “bello”, in queste declinazioni imprevedibili dettate dagli agenti atmosferici. Laddove l’esercito Ottomano sbarcò prima di assediare Otranto intorno al 1480, oggi si trova una delle spiagge da sogno chiamata appunto “Baia dei Turchi”; gli scogli color oro, la sabbia fine e le acque dalle miriadi di sfumature dell’azzurro ne fanno uno dei luoghi più attraenti del Salento.
Un’esperienza caratteristica in un viaggio nel tacco dello Stivale sta nel provare l’atmosfera della masseria: quella di San Pietro (www.masseria-sanpietro.it). risale al XVI secolo e si trova all’interno del villaggio rupestre di Acaya, un luogo incantato per natura e storia, circondata dalla vegetazione, a cui si arriva in sella al cavallo in una tranquilla passeggiata puntando magari ad una sosta per un aperitivo o una cena semplice a base di verdure e frutti dell’orto e dei produttori dei dintorni