Ha preso il via a Bologna l'iniziativa "Stoppa il videogioco, connettiti alla vita!", che ha visto gli alunni di alcune scuole cimentarsi nella creazione di una campagna che invita a combattere la tanto dibattuta dipendenza da videogiochi. L'iniziativa, parte del progetto Game Factor nato in collaborazione con il Dipartimento Welfare e promozione del benessere di comunità del Comune di Bologna, ha fatto discutere tanto gli appassionati di videogame quanto i professionisti che lavorano in questo settore.
Il progetto ha coinvolto 38 classi e circa mille studenti di età compresa tra 8 e 11 anni: tra questi, sono stati selezionati infine otto alunni e alunne delle classi quarte e quinte della scuola primaria "Carlo Chiostri", che si sono messi alla prova nella realizzazione di alcuni manifesti pubblicitari come conclusione di un percorso di informazione ed educazione sull'uso corretto dei videogiochi.
I manifesti riprendono esclamazioni molto comuni tra i genitori e che molti potranno trovare familiari, come "Smettila o si fredda la cena", "Stacca la spina, sembri uno zombie" o la fatidica "È da due ore che dici cinque minuti", atte a esprimere la preoccupazione delle famiglie per il troppo tempo trascorso davanti allo schermo dei propri figli. Il progetto grafico è stato curato dagli stessi studenti sotto la guida dell'associazione Dry-Art, che li ha indirizzati nel realizzare al meglio la campagna di sensibilizzazione.
Tuttavia, ai commenti di approvazione e plauso per l'intento educativo dell'iniziativa, si sono aggiunte diverse polemiche e critiche da parte di chi pensa che si tratti dell'ennesimo progetto di stampo retrogrado, che mira a demonizzare i videogiochi e a esaltarne solo gli aspetti negativi, senza considerare gli innumerevoli usi positivi che vedono i videogame protagonisti nell'apprendimento, nelle terapie contro l'invecchiamento cognitivo, in ambito medico o sportivo